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martedì 20 agosto 2019

E adesso, povero Salvini

“Salvini se n’è ghiuto e soli ci ha lasciato”, Conte ha detto, anche lui. Ma non è Togliatti: non c’è ironia nella sua disperazione, solo un elenco di cose che il suo governo ha fatto e, secondo lui, non doveva. Perché Salvini era ben parte del governo Conte, con gli immigrati, con le Open Arms armate in Europa contro l’Italia, con Trump, con Putin, con la Torino-Lione e quant’altro. 
Stranissimo l’addio di Conte in Senato, a parte le ironie contro Salvini. Politicamente è come dice Emma Bonino: “Le dissociazioni postume di Conte da Salvini non sono convincenti”. A meno che non voglia candidarsi per un governo alternativo a Salvini, che sembra una impudenza e una sciocchezza. 
Conte fu il notaio scelto per certificare il patto di governo tra 5 Stelle e Lega. Un onesto broker e non di più. Ha dismesso o tradito quella funzione e ora non ha più nulla da fare.
La crisi è politica - Conte centra di fatto poco. Il patto di governo su cui si basava il notaio Conte non ha funzionato. La Lega ha votato il programma dei 5 Stelle, i 5 Stelle non votano il programma della Lega.
Nella decantazione delle inevitabili consultazioni presidenziali, può pure darsi che 5 Stelle e Lega ritrovino l’accordo – in pratica facciano un rimpasto, liquidando Conte, una novità integrale. Più probabile è un accordo 5 Stelle-Pd, che hanno i numeri, anche se non hano la volontà politica – in partenza si bruciano politicamente entrambe le formazioni.
Non ci sono altre soluzioni. Impercorribile naturalmente la “Grande Coalizione” 5 Stelle-Pd-Berlusconi, sia pure sotto un presidente di garanzia, Draghi o un costituzionalista.
La decisione, in realtà, spetta a Salvini. Che può far saltare un accordo 5 Stelle-Pd. E anche il governo di garanzia, o decantazione.

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