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lunedì 19 agosto 2019

Moby Dick a Reggio Calabria

Curvata sul (piccolo) collezionismo di reperti antichi, per motivi di opportunità logisgtica (la mostra è ospitata dal Museo Archeologico), in realtà la celebrazione di un personaggio che l’Italia ha dimenticato, e Reggio Calabria, la sua città, prima di essa, per i duecento anni della nascita. Vitrioli fu premio Amsterdam per la composizione poetica in latino a venticinque anni, nel 1845, alla prima edizione del certamen bandito dall’Accademia reale olandese. Coltivò poi la poesia, in latino e in lingua. In contatto epistolare con mezza Italia. Stimato molto da Pascoli – che arriverà alla prospiciente Messina proprio quando Vitrioli moriva, nel 1898. Autore, oltre che del poema vincitore a Amsterdam, di una raccolta di “Elegie latine”, che molto piacque a Caruducci, di una di “Epigrammi latini, con un saggio di epigrammi greci”, molti di essi satirici, e di “Veglie pompeiane”, vergate in un italiano cinquecentesco - ma purista, non maccheronico, alla Gadda.
Un dandy giovanilistico, di abbigliamento ricercato come Baudelaire, e come lui high tory, conservatore, anzi legittimista, innovativo, lo sguardo aperto, di sfida, che sarà di Rimbaud. Un classicista in epoca romantica, con la quale è in perpetua aspra rottura. In fama di eccentrico. Solitario. Il che è vero. Il matrimonio sciolse dopo pochi anni, alla morte del figlio che ne era nato. Vivrà solo, col fratello Tommaso, pittore (peraltro ottimo, nei quadri di famiglia che la mostra espone) con famiglia, usciva ogni giorno solo, chiuso in carrozza, non dava confidenza a nessuno. Ma non per misantropia: era in lite con la sua città, che non ne riconobbe l’esistenza.
Il legittimismo gli farà perdere gli incarichi di cui Ferdinando di Borbone l’aveva gratificato: bibliotecario della Biblioteca Civica reggina e Ispettore delle Antichità della Calabria Ultra. Ma poté continuare a vivere nel palazzo di famiglia, tre piani sulla centrale via Garibaldi, alcune sale del quale aveva fatto affrescare di soggetti classici e adibito a museo.
Antonino Zumbo registra nel catalogo “una sola apparizione pubblica, nel 1876, quando accompagna il carro funebre che trasporta la salma di Bellini all’imbarco per Catania”.
Molto religioso, educato dai gesuiti, politicamente non del tutto codino ma legittimista. Per questo in contrasto anche con le altre famiglie che contavano in città, compresi i Nava materni. In un epigramma, il XXX, “La costanza”, bolla i reggini di volubilità, che giubilano per l’espulsione dei gesuiti dal Regno nel 1767, per il loro ritorno nel 1851, e per Garibaldi nel 1860 e la nuova espulsione.
Impubblicato, se non per le “Opere scelte” del 1893. E per il poema di Amsterdam, “Xiphias”, il pesce spada, la caccia al pesce spada nello Stretto – il tema, in breve, e l’epos di “Moby Dick”, qualche anno prima di Melville. Un poemetto di 117 esametri in tre canti. Un’opera che Vitrioli rivedrà continuamente, nelle sette edizioni in vita e nell’ottava postuma. La caccia al pesce spada occupa il primo canto, con riferimenti a Polibio e Oppiano di Apamea, e a Nicola Partenio Giannettasio, gesuita napoletano del secondo Seicento. Con interventi delle divinità del mare, classiche e locali (Fata Morgana), e poi col trasporto della preda a riva e l’affissione di ex voto al tempio di Atena Tritonide. Il secondo canto è di Glauco e Scilla, che Circe per gelosia muta in mostro marino. Il terzo è una sorta di sagra del pesce spade: un banchetto popolare in spiaggia, con canti e memorie.
Uno dei suoi rarissimi viaggi aveva portato Vitrioli giovane a Pompei. È nel ricordo di questa visita che scrisse le “Veglie pompeiane”, nella lingua del cardinal Bembo – che era stato anche lui a Messina, a fine ‘400, per studiarvi il greco con Costantino Lascaris, e poi in corrispondenza con letterati locali, quali l’astronomo e storico Maurolico, e il suo ex segretario Niccolò Bruno: la fine della città raccontata da alcuni personaggi storici.
Diego Vitrioli. Un raffinato collezionista nella Calabria dell’Ottocento, Museo Archeologico Nazionale Reggio Calabria

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