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venerdì 1 novembre 2019

L’estremismo (non va) al governo

Una maggioranza estremista? Non ci può essere, non in democrazia. Quando c’è stata, nelle rivoluzioni,  o negli Stati Uniti con Trump, disorienta e fa danni.
È il problema della destra in Italia. Fuori dal governo, di cui però sarebbe oggi la titolare se si votasse. Fuori comunque dal governo perché non ha una leadership, ne ha una estremista: Salvini, che voleva fare un partito di centro, e in questo senso è stato plebiscitato al voto europeo, lo ha preso per una investitura a strafare, e ora non  è più affidabile.
È il problema del centrodestra in Italia dopo Berlusconi: una leadership affidabile. Convocasse oggi Mattarella elezioni generali, per un ghiribizzo, al di fuori o contro le alchimie parlamentari, Salvini le vincerebbe, e poi? Lui stesso non si vede presidente del consiglio, moderato, moderatore – l’Italia non ha un premier ma un presidente del consiglio in regime costituzionale parlamentare: un moderatore più che un dirigente, uno che prende decisioni.
Berlusconi ha avuto il merito di addomesticare il Msi e la Lega di Bossi. Ma non ha curato, anzi non ha lasciato emergere, altri leader all’infuori di sé. Salvini sembrava essersi smarcato dalla tutela ostativa, e invece si caratterizza sempre più per la voce grossa. Fa, con Meloni il 45 per cento del voto in Umbria e dei consensi nazionali ai sondaggi: come può pensare che sia una massa di estremisti?

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