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sabato 16 maggio 2020

Cronache dell'altro mondo - spionistiche, poliziesche

Trentuno o trentadue specialisti dell’Fbi e della Cia, coordinati dal vice-presidente Biden, lavoravano nel 2016 per creare il Russiagate. Puntando a incastrare una personalità dello staff del candidato Trump, benché non temibile come candidato – il generale Fynn.  Cosa proibitissima dalle leggi, dopo il Watergate ma anche prima. Ma soprattutto sinistra poiché vi è coinvolta la Cia, in un’operazione interna, cioè in attività cospirativa. E l’Fbi, che è la polizia federale. Contro un candidato, peraltro, che si presentava il più debole di tutte le elezioni presidenziali del dopoguerra.
Il dossier del Russiagate fu confezionato  da un’ex spia inglese, e fu comprato dal dipartimento di Stato di Hillary Clinton.

Il 13 marzo la polizia di Louisville, Kentucky, ha fatto irruzione senza preavviso in casa di una giovane, e l’ha uccisa, con sette colpi. L’assassinio è stato fato passare come un atto di autodifesa da parte di poliziotti minacciati da trafficanti di droga. Ma non c’era droga in casa, e l’assassinata, Breonna Taylor, 26 anni, era stimata operatrice sanitaria, volontaria anti-coronavirus. La famiglia ci ha messo due mesi per ristabilire la verità, pagando un costoso avvocato.
La famiglia dell’assassinata non potrà però rivalersi sullo stato del Kentucky per un risarcimento contro il cosiddetto “errore” della polizia. Tre anni fa la Corte Suprema ha dichiarato che le leggi per il risarcimento di “errori” giudiziari o “provocazioni” sono una “interpretazione incostituzionale della protezione che il Quarto Emendamento dispone contro perquisizioni e carcerazioni illegali”.


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