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sabato 16 maggio 2020

Draghi shakespeariano.

Il primo messaggio che vorrei mandare è che l’euro è molto, molto più forte, l’area euro è molto, molto più forte di quanto le gente riconosce oggi… Il secondo messaggio è che c’è più progresso di quanto si riconosca. Il terzo punto che voglio sappiate è in un senso più politico: quando parlano delle fragilità dell’euro e della crescente fragilità dell’euro, e forse della crisi dell’euro, molto spesso Stati membri o leader non dell’area euro sottostimano l’ammontare di capitale politico che si sta investendo nell’euro”… (pausa, sguardo sulla platea, rallentando la dizione) “Noi riteniamo l’euro irreversibile. Non è una parola vuota”… (pausa, sguardo a destra e a sinistra) “E un altro messaggio voglio darvi: sulla base del suo mandato, la Banca centrale europea è pronta a fare quanto è necessario per preservare l’euro. E  credetemi, sarà abbastanza”.

Fa senso vedere, sentire Draghi shakespeariano che dice no all’attacco contro l’euro, a luglio del 2012. In inglese piano e fermo. Lo sguardo chiaro dietro gli occhiali a montatura sottile d’acciaio. Vederlo e ascoltarlo per la prima volta, in uno sceneggiato tv, nella platea ristretta degli abbonati alla costosissima Sky. Perché i media italiani che se ne riempiono la bocca non hanno mai avuto la sensibilità di metterlo in scena. Non con la stessa maestria, con la quale l’altolà alla speculazione contro l’Italia è stato presentato a una Global Investment Conference a Londra il 26 luglio, ed è stato montato dai registi dei “I diavoli”. Al culmine dei due episodi della serie che mette in scena  l’attacco concentrato sull’Italia perno dell’euro, per far saltare l’euro.
Entrambi gli episodi che hanno sceneggiato la crisi del 2011-2012 sono dei capolavori, d’informazione e di drammaturgia. Il duetto Sarkozy-Merkel alla Stanlio e Ollio contro l’Italia a Bruxelles a fine ottobre – specialmente ridicolo per chi sa che la cancelliera rideva del tronfio francese, mimandolo come un burattino al bicchiere della staffa la notte con i collaboratori (il barman era germanofono). E il buiding-up dei piigs, i paesi da abbattere, che gli sceneggiatori crudeli confidano a un giovane senza difese e senza scrupoli, un africano. Tutto per il resto storicamente attendibile, anzi perfetto. Il ministro del Tesoro di Obama che non ci sta. I referenti al Tesoro tedesco che invece giocano al peggio. Il via libera tedesco a Draghi, alla Bce, quando la speculazione punta pure Commerzbank e Deutsche Bank.
Jan Maria Michelini- Nick Hurran, I diavoli


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