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sabato 16 maggio 2020

Le rimesse degli immigrati

Le rimesse degli immigrati sono il più sostanzioso e continuativo flusso di sostegno allo sviluppo dell’ex Terzo Mondo - e dei paesi, anche europei, meno ricchi. Con una controindicazione – già rilevata dal sociologo Ulrich Beck dodici anni fa in “Conditio umana”: che l’immigrazione, specie nei paesi a bassa crescita demografica e a forte sviluppo dei servizi, come la Germania, la Gran Bretagna, i paesi scandinavi, impoverisce i paesi poveri, favorendo l’integrazione di larghe fasce di professionalità più qualificate (medici, operatori sanitari, ingegneri). Che tendono per di più, si può aggiungere, a troncare i rapporti col paese di origine, per un’integrazione piena con quello di accoglienza (matrimoni misti, nuova identità)..
La Banca d’Italia calcola per il 2019 un efflusso di 6,1 miliardi di euro per rimesse all’estero dei lavoratori immigrati. Tramite money transfer, banche o Posta, per un ammontare pro capite, su un parterre di 5,2 milioni di cittadini stranieri registrati, di 1.157 euro pro capite. A questa cifra bisogna aggiungere l’esportazione di valuta in specie, diretta, per vaiggi o attraverso intermediari personali. Che si valuta sul 15-20 per cento dei trasferimenti contabilizzati.
I flussi monetari degli emigranti sono una parte consistente delle bilance dei pagamenti internazionali. La Banca Mondiale calcola le rimesse degli emigranti verso i paesi in via di sviluppo in aumento del 10,8 per cento nel 2018 – dopo un più 7,8 nel 2017. Per un ammontare di 529 miliardi di dollari.
Le rimesse totali, compresi i flussi verso paesi ad alto reddito, compresi i paesi dell’Europa orientale, sono aumentate anch'esse del 10,3 per cento, arrivando a 689 miliardi. Per 274 miliardi  indirizzati verso l’Asia e il Pacifico (Filippine), per 87 miliardi verso l’America Latina, per 65 verso l’Europa orientale, per 59 verso il Medio Oriente e il Nord Africa, e per 45 miliardi verso l’Africa sud-sahariana.
L’India è al primo posto come beneficiari, per 80 miliardi. Seguita dalla Cina (67 miliardi), dal Messico e dalle Filippine (34 miliardi l’uno) e dall’Egitto (28 miliardi).
Nel 2017 le rimesse sono ammontate a 632 miliardi di dollari. Dei quali 42 verso l’Africa sub-sahariana. I flussi sono stabili, ma nel 2016 l’Africa ha registrato un calo del 9 percento. I conteggi per l’Africa sono però in difetto: nella regione solo un 40 per cento della popolazione utilizza i servizi finanziari, le rimesse si fanno per lo più in contanti, come ogni altro pagamento.
Sulle rimesse si pagano costi per il 6-7 per cento. Che per l’Asia meridionale e l’Africa sub-sahariana arrivano al 9 per cento.


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