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lunedì 17 gennaio 2022

Il potere fa male al denaro

Da sessant’anni il “salotto buono”, o “dei poteri forti”, perno del grande e migliore capitale italiano, nell’assiologia di Enrico Cuccia, e dei suoi critici, Scalfari in testa, sul mercato le Generali sono passate da più grande gruppo assicurativo probabilmente d’Europa a quinto. A grande distanza dal quarto classificato, Munich Re, meno di un terzo di Allianz, meno della metà di Axa. E non molto performanti neppure in Italia, dove pure sono state a lungo quasi monopoliste.
È l’influenza di Cuccia, nefasta – non un “suo” gruppo si è salvato, Olivetti, Montecatini, Montedison, Fiat? In sua assenza, i comprimari ora sembrano solo stinti, e i suoi drammi sceneggiate.
È gli affari concepiti in termini di potere, senz’altro: il realismo del potere è infetto, e infettivo. La stessa sorte che stava – sta? – per toccare al gruppo Unicredit, costruito da Profumo con una strategia brillante, performante, la grande banca europea, cross-border, eccetera, primo azionista di Mediobanca, e quindi di mezzo capitale italiano, e disperso nelle brume dei vecchi azionisti vecchi democristiani delle vecchie fondazioni (Palenzona per tutti, che ancora vigila e manda...) – di quelli per i quali il potere è tutto.

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