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sabato 29 gennaio 2022

Il viaggio di Dante lo facevano in tanti

“Il viaggio nell’oltretomba non aveva nulla di originale in sé e peer sé. A parte l’«Eneide» di Virgilio, il turismo ultraterreno era in gran voga fra gli scrittori del Duecento, e non soltanto fra quelli cristiani. Secondo alcuni esegeti, Dante avrebbe derivato la sua idea dalla letteratura araba, che di storie simili ne aveva a bizzeffe. C’era il racconto del viaggio di Maometto in cielo, c’era la leggenda persiana dell’ascensione di Arda Viaraf, c’era soprattutto il «Futuhat» di Ibn Arabi, con una meticolosa descrizione dell’inferno e del paradiso che somigliano molto, quanto ad architettura, a quelli della «Commedia»”. Così, con semplicità anche se non con precisione veniva sciolta in anticipo, nel 1964, la questione che tanta filologia illustre ha tenuto impegnata, Maria Corti, “Dante e l’islam”, eccetera – e ci avrebbe risparmiato, se ancora si leggesse, i “Dante ha copiato” della cyberscuola.
Nulla di nuovo, o di speciale. Ma Montanelli è un narratore, come si sa dallo speciale giornalismo, narrativo, con cui ha tenuto banco per decenni, di personaggi e caratteri - gli “incontri”. Applicato a una più vasta scena - Dante, le sue opere, Firenze e mezza Italia negli anni di Dante - sa andare su molte questioni al nocciolo, senza inutili distinguo. Delle cose che non sa – nel capoverso citato la letteratura persiana, che non è araba, Ibn Arabi e il “Futuhat” - fiutando la pista giusta. La Firenze di Dante, e le tante corti su cui l’iperpolitico Dante ostracizzato puntò, non saranno esumate a perfezione, ma se ne ha bene un’idea.  
Un racconto che anticipa le tante storie cui si dedicherà, con Roberto Gervaso - già qui si poneva obiettivi ambiziosi, stando al sottotitolo: “Vita e politica nell’Italia del Medioevo”. E un po’ lo redime dall’immagine di opportunista, in politica e non solo.

Indro Montanelli, Dante e il suo secolo, Bur, pp. 404 € 15

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