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venerdì 18 febbraio 2022

Per una storia del ventennio giudiziario

Buccini è onesto ma, stranamente, questo libro del trentennale non differisce da quello, collettivo, del ventennale, che coordinò allora come supplemento al “Corriere della sera”. Non si saprebbe dire altro quindi che quanto se ne scrisse all’epoca, il 18 febbraio 2012 - con una minima aggiunta, anzi con due:
 
Il volume, ricostruzioni della scena d’allora e commenti d’epoca delle migliori penne, si vuole celebrativo, ma finisce per ampliare i dubbi sul significato storico (politico) di Mani Pulite. Sia negli effetti. Sul diritto: Ainis dice Mani Pulite “una sagra”, con abuso, della leva penale, “tanto da sommergerci con 35 mila fattispecie di reato”, mentre gli avvocati sono descritti colpevolmente impegnati a far confessare qualcosa ai clienti, per la benevolenza dei giudici. Su Milano: Aldo Bonomi si smarrisce su Milano allora e oggi, col giustizialismo, i capestri, Bossi e tutto, a meno che non se ne senta gravato. Sia sui presupposti. In particolare, qui, sulla funzione della stampa accanto a quella già controversa dei giudici.
“Goffredo Buccini, che dei giudici non nasconde niente, si dice testimone di “grida di giubilo in sala stampa quando arrivò la notizia che a Craxi era stato consegnato il primo avviso di reato”. Ma di suo, avendo procacciato al giornale l’anteprima del famoso avviso di reato, poi finito nel nulla, che fece cadere il primo governo Berlusconi nell’ottobre del 1994, assicura che non dirà mai la sua fonte: non gli viene il sospetto che sia stato strumentalizzato (il suo giornale lo è stato fin dai tempi di piazza Fontana)? Mentre il colpevolista Ferrarella produce una statistica di cui non sembra valutare la gravità: che solo due su cinque perseguiti risultarono colpevoli (e ancora: non dice che molti, la metà?, di quei due, condannati in una qualche stazione penale, furono alla fine assolti).
“C’è anche integrale la lettera che Moroni inviò a Napolitano, in qualità di presidente della Camera, senza risposta, prima del suicidio, nella quale si dice vittima di un “processo “sommario e violento”, e di una “decimazione” – come le facevano gli hitleriani. Mancano i pronunciamentos dei giudici, ma quelli non li difendono nemmeno i giudici, qualcuno anzi comincia a pentirsi”. 
 
I giudici cominciano a pentirsi, i giornalisti no. Non vogliono che piangiamo sui giornali, specie in estinzione causa gossip, vizio inguaribile?
Nessun analista, nessuno storico ha valutato, invitato a valutare, avanzato l’esigenza di valutare, il danno immenso causato da Borrelli&Co. all’Italia tutta. Non in ossequio alla legge, ma per la (miserabile) carriera di cinque giudici, tutti più o meno finiti male e malissimo. Anche Colombo nel suo piccolo, dimesso e pentito. Anche il pianista Borrelli, congiunto da ultimo a Guido Rossi, l’avvocato comunista dei ricchi. E per un ordine giudiziario più fascista che sotto Mussolini. Quante sentenze politiche a Milano, a partire dal processo Sofri? Sicuramente molte di più, e più cattive. nel ventennio fino alla caduta di Di Pietro che sotto Mussolini.
Goffredo Buccini, Il tempo delle Mani Pulite, Laterza-“Corriere della sera”, pp. 256 € 12

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