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venerdì 26 agosto 2022

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (501)

Giuseppe Leuzzi

La mafia è recente. Da un secolo in qua. Prima, da quando l’Italia ha cominciato a fare cronaca, con Mazzini e i Carbonari, dal primo Ottocento, il nome italiano per la criminalità di gruppo era, in inglese e anche in tedesco, “camorra”. Conan Doyle lo usa spesso, applicato alla malavita inglese, se c’è o non c’è “camorra”, una banda, un gruppo, una “organizzazione”.

Sette presidenti di Regione al Meeting di Rimini, ex Comunione e Liberazione, il più meridionale viene da Ancona. Si stabilisce, anche in sacrestia, il Muro di Ancona - non era una comica, di Ferrini?

È anche vero che tutti i presidenti di Regione invitati a Rimini spiegano che non si può rilanciare la sanità col Pnrr perché mancano le persone, più che le mura, i laboratori e le macchine: medici, infermieri .tecnici di laboratorio. Mentre in Calabria la decisione della Regione, non più commissariata con gli ex generali, di tenere aperti i Pronto Soccorso con medici cubani è contestata dai sindacati e le associazioni di emdici e infermieri. Non passa lo straniero? Meglio morti. 

Le processioni sono riprese in grande stile, dopo le ridicolaggini dell’inchino ai mafiosi e le professioni di fede antipagane dei vescovi. E più fantasiose. Più ricche, di persone, soprattutto giovani e ragazzi, e di motivi. Anche sonori, di canti nuovi. Più affollate anche, malgrado la paura del covid. La forza della tradizione?

Il Pd ha candato il potentino Speranza, noto ministro uscente, capolista in Campania. Capolista a Potenza ha candidato il napoletano Amendola, altro ministro uscente. Neanche a Roma conoscono più la geografia, quando si scende sotto la capitale? 

Gli sceneggiatori Pennisi e Durante avevano scritto quindici anni fa, quando Berlusconi parlava del Ponte sullo Stretto, e Alessandro Preziosi ha ora filmato, un monologo sull’operaio che invariabilmente muore sul lavoro, vittima della grande opera. Tema ineccepibile. Ma il trattamento fa capire quanto il Sud è collegato in automatico al peggio: per discutere, commentare, contestare le morti sul lavoro si sceglie “il ponte”, che non esiste. 

È anche vero che c’è al Sud chi pensa che il Ponte sullo Stretto esista veramente, e ne soffre e impreca. Che è un topos del Sud: il Sud “non esiste”.

Il Sud, il Pnrr per il Sud, l’impegno per il Sud è il tema più blaterato nelle campagne elettorali - ora insieme con le pensioni raddoppiate e l’azzeramento delle tasse (insomma, quasi). È una irrealtà, come le altre due?


Sudismi\sadismi

Gioia Tauro è un porto container intermodale, creato da genovesi, che Genova non ha mai digerito, e pazienza. Si ricorda ancora il ministro genovese dei Trasporti Burlando, del primo governo Prodi, che venticinque anni fa minacciava al telefono, intercettato per altre questioni, l’amministratore delegato delle Ferrovie: “Se fai partire un solo treno da Gioia Tauro ti caccio!”. E poi Burlando, benché Pci, Pds, Ds, Pd, insomma di un partito di sinistra, era uno che sbagliava corsia sull’autostrada. Ma il ministro attuale dei Trasporti, Giovannini, economista, professore, già presidente dell’Istat, che va a Rimini a dire: “Pensare che le merci arrivino in Sicilia o a Gioia Tauro e poi continuino a viaggiare per tutta l’Italia in treno, e proseguire verso la Germania e i paesi del centro Europa, a fronte dell’ipotesi di arrivare direttamente a Genova e a Trieste, è un non senso a causa dei costi”? Calcolo forse professorale, che però non impedisce agli operatori di avvalersi di Gioia Tauro - manda ogni settimana trenta treni agli hub intermodali ferroviari di Bari, Nola, Bologna e Padova, pur essendo a un solo binario, creato e gestito dalla regione Calabria.

Ma professorale poi non tanto: Fs dovrebbe subentrare alla Regione, allargare lo scalo, accordarlo con l’alta velocità, e questo il ministro non lo vuole. Alle Fs evidentemente conviene, al ministro chissà perché no. Giovannini è nel cuore (ex democristiano) di Letta, e quindi come lui non ha mai guardato più a Sud di Roma?

Gioia Tauro è uno scalo intermodale che per una serie di ragioni fu il primo nel Mediterraneo centro-orientale. Fino a che Maersk, il gestore danese primo in Europa non lo abbandonò, perché dopo vent’anni lo snodo autostradale dal porto alla Salerno-Reggio Calabria non si faceva, pochi km., quattro o cinque, e nemmeno lo scalo ferroviario – abbandonò Gioia Tauro per Genova... Ripreso da Msc, divenuto nel frattempo con Gioia il primo operatore mondiale dei noli, e finalmente col raccordo all’autostrada e lo scalo su ferro in qualche modo operativo, il porto calabrese si è ripreso. Che male fa?

 

Il Sud analogo

La natura del Sud come quella del Monte Analogo di René Daumal, che c’è ma è di difficile attracco, protetta da una cortina oleosa? “Questa superficie oleosa è la superficie del nostro pianeta”, spiega Sogol, il personaggio di Daumal, palindromo per Logos, ai membri della spedizione alpinistica che hanno deciso di affrontare il Monte: “Questo pezzo di carta, un continente. Questo pezzo più piccolo, una barca. Con la punta di questo fine ago spingo delicatamente la barca verso il continente; vedete che non riesco a farlo abbordare. Giunto ad alcuni millimetri dalla riva, sembra essere respinto da un cerchio d’olio che attornia il continente”.

Nulla da fare, spiega Sogol-Logos, a meno di non usare la forza: “Spingendo più forte, arrivo ad abbordare”.  Ma con difficoltà: “Se la tensione superficiale del liquido è abbastanza grande, vedrete la mia barca contornare il continente senza mai toccarlo”.

La tensione superficiale dei mari meridionali si può pensare oleosa - sono del resto regioni piene di ulivi. Sarà per questo che il Sud è inafferrabile, incomprensibile.

 

Il Sud obeso

Le statistiche dei ragazzi obesi vedono ai primi posti tutte le regioni meridionali, a partire dalla Campania e dalla  Calabria – eccetto la Sardegna, dove ancora sanno nutrirsi. Tutto il Sud è molto al di sopra della media nazionale. Paola Zanuttini, che per il “Venerdì di Repubblica” ha indagato il fenomeno, fa molte ipotesi: alimentazione sbagliata (“nelle terre della dieta mediterranea”…), madri protettive, densità urbana eccessiva, mancato esercizio fisico (basso dispendio energetico).

Si può concordare. La generale diseducazione c’è e pesa. L’alimentazione sbagliata, che tutti ormai da decenni sanno. E quello spostarsi per le minime necessità in automobile, non si vedono più ragazzi in strada, solo mamme affannate alla guida, piuttosto che camminare, anche a dover poi cercare lungamente il parcheggio… - finiti i lavori faticosi della terra, si è posto fine pure al piccolo sforzo di camminare. Ma è anche vero che molte obesità sfuggono a tentativi parentali insistiti e anche costosi di correzione e rimedio. Con l’esercizio fisico in palestra, il controllo dell’alimentazione, le diete.

Sicuramente c’entrano una medicina ginecologica e pediatrica sbagliate. Anche perché la realtà supera le statistiche: ogni ragazzo obeso, classificato come tale, si trascina dietro, per standard statistico, un numero tre volte più grande di ragazzi sovrappeso. Il ragazzo meridionale è sempre stato magro, perfino troppo. Fino ancora a un decennio fa. L’obesità dovuta a fattori socio-alimentari non può essere il fatto di pochi anni, per una platea cosi vasta, di milioni di ragazzi.   

Un ragazzo su cinque obeso in Campania, uno su sei in Calabria, sono fenomeni sicuramente medicali. Disfunzioni generate da un malfunzionamento: di medicinali, durante la gravidanza, e\o di integratori, sostanze che prima non si prendevano e ora sì.  

 

Il Sud è grande

La Magna Grecia nasce con i greci per i greci: era la grande Grecia, megale Hellas dei greci. Perché tutto è, era, “grande” in Sud Italia per i greci. Il Salento, la Calabria, Siracusa erano per loro luoghi di abbondanza, perfino eccessiva (il mito di Sibari, la potenza di Siracusa). Girando per la Grecia continentale, e le isole grandi, Creta, Corfù, Rodi, si è stupiti dalla toponomastica, che la Magna Grecia evidentemente ha riprodotto e ancora conserva - malgrado la forzata latinizzazione imposta dai papi con i Normanni dal Due al Quattrocento. E dalla natura aspra, al confronto di quella verde, irrigua, ferace della Magna Grecia.

Torna in  mente la ragazza di pasticceria di Patrasso, che era stata in Italia e richiesta di un parere dopo un po’ disse: “L’Italia è grande”. E intendeva gli spazi, i campi, le pianure, di ulivi e vigneti a perdita d’occhio, mentre in Grecia prosperano in plaghe ridotte, minime. Sulle coste aride di Creta le piccole sperse capre brucano un filo d’erba ogni balza scoscesa, niente a fronte dell’abbondanza di pascoli per le greggi di qua dallo Jonio.


leuzzi@antiit.eu

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