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lunedì 12 maggio 2014

Il nomadismo approda al postumano

L’umanesimo è morto, dissestato dal femminismo e il terzomondismo? Mah! Rosi Braidotti, “cosmo­po­lita per scelta”, si pro­pone di get­tare le basi di un pen­siero mate­ria­lis­ta fem­mi­ni­sta. L’umanesimo considerando “un dispo­si­tivo teso a pro­durre sog­get­ti­vità «alli­neate» con il potere costi­tuito”. Al seguito di Foucault e Delueze, ma anche dell’illuminismo, e naturalmente di Marx, con la Scuola di Francoforte, checché questa sia: “Emerge una suc­ces­sione di testi e filo­sofi che può creare smar­ri­mento”. Di suo già da tempo posizionata peraltro su questa linea, col concetto di “sog­getto nomade”, dalle appar­te­nenze mul­ti­ple, che gli consentono di posizionarsi “criticamente” rispetto al reale, e sem­pre in dive­nire – che era la posizione, insomma, del vecchio filosofo.
Più che una soluzione, però, qui la filosofa pone il problema. Più problemi. Per postumano intendendo le trasformazioni fisiche, materiali, che la scienza viene introducendo da ultimo nel corpo, nella qualità e la durata della vita. Uno sviluppo non nuovo per lei, che ha già esplorato le nozioni di cyborg, e il territorio infido delle biotecnologie. La sua proposta è del genere “sia.. sia”: sia innovare sia proteggere, non escludere il nuovo ma fare attenzione.
Più che una critica una ricognizione delle novità. Per una scoperta, una serie di scoperte a ripetizione, che aprono nuove frontiere, la farmacologia e la manipolazione del dna ne aprono in serie. Nelle poche settimane di produzione editoriale di questo “Postumano”, le basi dell’elica del dna sono passate da tre a quattro e a sei, rendendolo infinitamente manipolabile, “quasi la vita artificiale”.­ Rosi Braidotti potrebbe dire: l’avevo previsto. Ma no, è un’epoca di scoperta – di annunci di scoperte, tutti mirabolanti. Il volume è un tentativo di assestamento di questa epoca, delle tante ipotesi di “postumano”. In un quadro, si può dire, molto democrat, come ai vecchi dibattiti alle vecchie cellule del vecchio Pci – “premesso che, eccetera”. Non rassicurante però, e anzi deprimente rima che barboso. Premesso che le novità non sono da buttare via, occorre elaborare un’etica del postumano, certo. “Un’etica pubblica”, certo, non c’è un’etica privata – anche se Braidotti sembra pensarlo, il postumano proponendo nel quadro sempre della “autodeterminazione del proprio corpo”, ma si sa che questo è un modo di dire, un’occupazione del territorio (del femminismo), per non stare sempre alla vecchia libertà. Ogm, protesi, trapianti, biocreatività, tecnologie riproduttive, siamo in un altro mondo? Non più umano, seppure correlato all’uomo? Sì e no: è ancora un’umanità,  ma non naturale e anzi artificiale. Ma a opera di chi? A opera del capitalismo. Che, si sa, è inumano. Ed è vero, come no, ma poi non lo è. Più precisamente, siamo alla “colonizzazione della vita da parte dei mercati e della logica del profitto”. Un nuovo vecchio, cioè, anche molto vecchio.
Questo umanesimo postumano si confina agli studi di genere, a quelli postcoloniali, e a quelli ambientali. Più che in linea con Foucault e Deleuze, Braidotti sembra una Judith Butler italiana – o è viceversa: in cattedra a Utrecht già da un quarto di secolo, Rosi è antesignana degli studi di genere nell’accademia europea. Nello stesso tempo, per usare un’altra formula in linea, questo postumanesimo è esagerato – l’occidentale, l’europeo mantiene sempre la propensione a presumere di sé.
L’argomento però è serio, e il diffuso repertorio di Rosi Braidotti è utile, ancorché confuso. La depressione – la crisi dell’Occidente - è reale: tanto uno fa la vittima che alla fine lo diventa? È comunque la novità, sebbene anticipata da Heidegger, e si spiega che ingombri l’antropologia e ora la filosofia. Cosa non va? La semplificazione del reale è una brutta tentazione, Foucault e Deleuze avrebbero obiettato. Tanto più quando si vuole eversiva. Il postumano filosofico sembra piuttosto un ufo, molto “reale” in Dan Brown, come il suo “Inferno” di Dante o il suo “Codice da Vinci”, ma niente di più. Un’atra dimensione, se si vuole, una quinta nuova all’immaginazione – forse anche un desiderio, la rivoluzione non muore mai, morta una se ne fa un’altra, ma non più di tanto.
Rosi Braidotti, Il Postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte,   DeriveApprodi, pp. 220 € 17

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