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domenica 22 novembre 2015

La sinistra tradita dal progressismo

Michéa, “restauratore” di Orwell, risponde a una lunga lettera, che dice circostanziata e di levatura superiore, di un professore di filosofia alla rivista “Les Z’indignés”, a commento e contestazione della sua affermazione che la sinistra europea è di destra. Un profesore di filosofia nei licei, come lo stesso Michéa. Il contestatore si professava elettore comunista, iscritto al partito Comunista francese e poi alla Lega delle sinistre. Michéa non ha problemi a rilevare che la conversione della sinistra europea al mercato è perfino più succube di quanto gli stessi pensatori di destra abbiano potuto pensare: Ayn Rand l’arricchitevi odierno non aveva problemi a bollare di “cupidigia”, Milton Friedman denunciava l’“egoismo”. Che almeno si torni alla orwelliana “decenza”, è l’appello reiterato di Michéa.
L’obiettivo dello studioso di Orwell è però qui un altro: scindere le origini e il senso politico di “sinistra” e “socialismo”. Il sottotitolo dell’opera è “Dall’ideale illuminista al trionfo del capitalismo assoluto”. Con una spiegazione, però, che pone lui stesso tra i destra- sinistra – i vecchi “troskisti” - che segnano l’epoca. Né Marx né Engels si dicevano di sinistra, argomenta Michéa. E anzi i partiti socialisti furono perseguitati per decenni dalle Sinistre. La saldatura si fece a fine Ottocento – Michéa la pone nel caso Dreyfus – e porterà alla dissoluzione del socialismo nel progressismo. La Sinistra era radicale, repubblicana, laica, e ben borghese. Michéa non lo dice. Ma dice che il socialismo si annegò, praticamente, nell’ideale iluminista.
Jean-Claude Michéa, I misteri della Sinistra, Neri Pozza, pp. 121 € 15

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