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sabato 16 aprile 2016

Diderot pre-conciliare

Le passioni vengono da Dio. Sembra di leggere in anteprima l’Esortazione Apostolica del papa un mese fa, “Amoris Laetitia”. Con l’assicurazione – dopo questa premessa: “Io sono cristiano”. Diderot può dire anche questo, nel senso: io lo sono, altri “cristiani” no, i superstiziosi - “la superstizione è più ingiusta a Dio dell’ateismo”, la fede ha un fondamento nella ragione. E non è finita: da ultimo anticipa pure il dialogo delle fedi – delle religioni monoteiste, beninteso, quelle che sempre si sono combattute per l’esclusività. Di più, trova al dialogo un fondamento, che oggi ancora non ha.
E dunque, Diderot polemista cristiano? No, ma è come se. “Non ci sono che le passioni, le grandi passioni che possano sollevare l’animale a grandi cose”. Compresa la fede, che non nomina, la chiama ragione. “Le passioni spente degradano gli uomini” – gli uomini “straordinari”, Diderot non era egualitario, ma insomma il genus uomo. E: “È il colmo della follia proporsi di spegnere le passioni”: più o meno non si propone lo stesso il papa nell’Esortazione? Una sequenza di rivendicazioni segue, di una qualche fede. Su principi anche teologici: “Non bisogna immaginare Dio  né troppo buono né cattivo”.
Le sorprese non sono finite. Diderot polemizza contro l’ateismo: “Solo il deista può far fronte all’ateo”, e dunque il compito se lo assume lui. Non da Pascal, da polemista cristiano – il proprio Pascal era “scrittore eloquente e ragionatore profondo”, ma era “timoroso e credulo”, anche lui. E giù una serie di confutazioni dell’ateismo. E poi dello scetticismo: “Prego Dio per gli scettici: manca loro la luce”. Assicurando: “Attesto Dio con la mia sincerità”. E aggiungendo: “Il cristianesimo è la più santa e la più dolce delle religioni”.
I “Pensieri filosofici” sono una vecchia argomentazione deista, contro l’ateismo e lo scetticismo, 1746. Trascurati in Italia, sono bizzarramente attuale. Marcano il debutto di Diderot in filosofia, a 32 anni. Ispirati a Shaftesbury, “Ricerca sulla virtù e il merito”, 1699, che aveva appena tradotto. Ma il Parlamento di Parigi, preti e laici insieme, non si fece incantare, e censurò l’opera. Diderot dissimulatore, dunque? Probabilmente no. Ma pochi anni, e nell’“Aggiunta” contesterà tutto, più  meno, della religione. L’interesse oggi non è a un “altro” Diderot, che non c’è, ma a quanto le sue critiche hanno penetrato le religioni, specie il cattolicesimo, a partire dal Concilio Vaticano II.
Questi “Pensieri” sono l’apologia di un deismo distinto dal teismo dei teologi, spiegherà altrove. Il deista si ispira alla religione naturale – quella, si può aggiungere, di Newton, Galileo, Cartesio, Bacone, la magia naturale di  Campanella. Che la chiesa ha tenuto per nemica e ora in parte condivide: sulla sensualità, sull’ateismo e lo scetticismo (il pirronismo di Scalfari), sulla stessa Rivelazione.
La religione naturale è molte cose diverse – per Campanella, Bacone, Cartesio, Galileo. Per  certo è qualcosa che somiglia molto al dialogo delle fedi, altra anticipazione sorprendente. Al pensiero LXII, l’ultimo, con un ragionamento che Diderot dice ciceroniano (Cicerone si faceva dire la grandezza di Roma dai nemici di Roma), le fedi che si ritengono l’una migliore dell’altra concordano che, a una seconda scelta, la religione naturale sarebbe preferibile. “Cinesi, quale religione sarebbe la migliore se non fosse la vostra? “La religione naturale”, “Mussulmani”, etc,, cristiani, ebrei? Sempre il naturalismo – i cristiani dicono “la religione degli ebrei”, ma gli ebrei dicono “il naturalismo”.
Risolutamente atea quindici anni più tardi, nel 1762, l’“Aggiunta”, una settantinadi brevi e brevissime argomentazioni, in chiave aforistica, che fanno proprie le sopraggiunte professioni aperte di ateismo di Voltaire, “Sermone dei Cinquanta”, e d’Holbach, “Cristianesimo rivelato”. A disprezzo di ogni dogma, non solo, ma anche di martiri, miracoli, profezie, scritture, e comprese l’Incarnazione e la Resurrezione. Con accenti anche di irrisione. Rasentando la blasfemia.
Questa riedizione tascabile è arricchita, per due terzi dei contenuti, da dettagliate tavole delle materie, apparati estesi di note, e un’articolata appendice, “La sovversione deista”, con testi dello stesso Diderot, “De la sufficence de la réligion naturelle”, di Bayle, di La Mettrie, e alcune voci dell’ “Enciclopedia”: “Deisti”, “Sociniani Unitari”, “Empio”.
Denis Diderot, Pensées philosophiques – Addition aux Pensées philosophiques, GF Flammarion, pp. 225 € 8,50
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