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venerdì 15 aprile 2016

Lo specialista, di impresentabili – Berlusconi 20

Ha candidato Bertolaso sapendo che Rosy Bindi lo avrebbe impallinato. Cercava l’effetto De Luca, che vinse sfruttando l’impresentabilità dell’onorevole senese, eletta in Calabria dal voto sicuro, onorato? No, Berlusconi ha perso il fiuto,  il polso.
Bertolaso è come tutti i suoi delfini. Anzi, come tutti i suoi candidati. Nessuno dei quali gli ha portato un voto, tutti si sono anzi avvantaggiati dei suoi voti, compresi i leghisti e i finiani ex Msi, mentre andavano in giro a sparlarne e ridicolizzarlo. Oppure fallivano, senza residui – il cimitero dei suoi anonimi è impressionante, a volerlo ripercorrere.
Guardandola in spaccato, la meteora politica di Berlusconi è in effetti una forma plebiscitaria. Accesa attorno al suo nome, al successo della sua industria di idee e intuito. Un credito che lui via via ha dilapidato con persone e decisioni sbagliate. Esce di scena per la protervia della Milano più corrotta. Ma senza un successore per colpa sua.
Non un fascista, non un dittatore. Semmai, al contrario, un debole – non solo con le donnette in carriera senza scrupoli. Ma la sindrome dell’uomo solo sì.
L’uomo della Provvidenza? Sì e no. Soprattutto è uno che in politica non ha saputo scegliere un collaboratore capace, uno solo. In azienda sì, anche nel Milan, in politica niente, zero totale, lascia un deserto.
Ha saputo addomesticare i fascisti, Fini, Bossi, Storace, Santanché, e altre bestie selvagge. Ma non dare loro un avviamento, o sostituirli. Come in famiglia, ha saputo rendere intelligenti e operosi tre figli disappetenti, ma non autonomizzarli. Non è come Dio, che creò l’uomo con un suo proprio destino, o volontà. Creare non è il suo forte, o non vi si è applicato – gli imprenditori e i grandi manager hanno più o meno tutti questo limite, che sono prigionieri si se stessi, rintontiti dai rimbombi del proprio successo. 

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