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lunedì 26 dicembre 2016

Dino Risi, o quando ridere era proibito

Una sorpresa, non promozionata, neppure annunciata, su Rai Tre la notte del giorno di Natale. Un riempitivo? Neppure la regista, che montò questo docufilm dieci anni fa, per i novant’anni del regista milanese, morto poi l’anno successivo, lo ricorda nei suoi profili. Eppure era simpatico al tratto. E ha una serie impressionanti di film di successo, che oggi fanno epoca - di carattere, di costume, di storia. Consacratore di attori che poi occuperanno gli annali: Sordi, Gassmann, Tognazzi, Manfredi. Come faceva? “Noi avevamo già in testa il montaggio, questo è il segreto”. 
Un tecnico, quale è nella psicologia diminutiva del personaggio? No, uno scrittore, anche di sapide memorie e di aforismi acuminati, e un critico acuto, di forte capacità di penetrazione del reale. Solo a scorrere la lista dei suoi film, non se ne capisce la rimozione.Se c’è un regista da celebrare è lui. Copiato e rifatto a Hollywood. Il più richiesto in dvd. Venduto in Giappone a prezzi di antiquariato: il suo libro di memorie, una diecina d’anni fa, quota su amazon € 1.145, 98, al centesimo.
Dino Risi è trascurato perché non era del Pci? E la Rai lo ha per questo recuperato nella nuova gestione targata Renzi, seppure dissimulando? È possibile, e anzi è probabile. Lui non ci si trovava a suo agio, e lo ha sempre detto, da ultimo a Barbara Palombelli, seppure con ironia: “Nel cinema tutti comunisti: cuore a sinistra e portafoglio a destra”. E: “Quando la sinistra era al potere nel cinema, non potevi far ridere, ma neanche sorridere, era proibito”. Questo detto peraltro a Marco Giusti per “il Manifesto”. Con l’aggiunta, era fine 2006: “Il comunismo in Italia non ha mai avuto tanta forza come da quando non c’è più”, il conformismo, il potere intellettuale. 
Francesca Molteni, Una bella vacanza. Buon compleanno, Dino Risi

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