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mercoledì 28 dicembre 2016

Mps è uno scandalo politico, e giudiziario

E se l’aumento Mps fosse andato in porto? Sarebbero bastati cinque miliardi o ce ne volevano ancora nove? E perché non intervenire prima, se la fuga dei correntisti è ogni giorno milionaria? Per spingere al sì al referendum?
Perché in tutta la lunga crisi Mps la Banca d’Italia non ha detto niente, e il Tesoro ha fatto finta di nulla, che tutto cioè andasse per il meglio? E perché non abbiamo saputo in tempo che i due grandi investitori nominati per il Monte dei Paschi, Soros e il fondo sovrano del Qatar, si erano defilati dopo aver visto le carte, cioè subito? Sempre per sostenere il si al referendum – se vince il sì arriva lo straniero.
Renzi ha gravi responsabilità, se la crisi fu camuffata per fargli un favore. E anche il ministro dell’Economia - e la Banca d'Italia. Anche perchè, andando a ritroso, non hanno capito il senso della direttiva tedesco-comunitaria del luglio 2013, che impedisce i salvataggi delle banche, e non si sono opposti nel 2014 addirittura al suo rafforamento, né Padoan né la Banca d’Italia.
Ma non c’è solo la responsabilità politica, ce ne sono anche di giudiziarie. Dell’amministratore delegato più pagato d’Europa che tiene nascosto lo stato dei fatti. Dei consulenti, JP Morgan e Mediobanca, che si pagano provvigioni per 250 milioni, per non aver portato nessun nuovo socio, nel loro piano farlocco di ricapitalizzazione. Delle autorità di vigilanza che sanno e non intervengono. Dei clienti morosi che potevano e non hanno ripagato i prestiti - che a Mps non sono di piccole e piccolissime imprese, non soltanto: ci sono debitori insolventi per centinaia di milioni.

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