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sabato 31 dicembre 2016

Quell’euro col debito non s’aveva da fare

Giorno per giorno, vent’anni fa, un bilancio di previsione dell’euro:
“C’è il rischio di un disastro, alla fine della corsa affannosa dell’Italia a entrare nella moneta unica come membro fondatore, e il rischio di un mezzo disastro durante la corsa. Questo è il rischio di soffocare l’economia per eccesso di deflazione: lo Stato si prende più di quanto non spende, attraverso imposte, tariffe, bolli, ticket, cancellazione di servizi, la domanda diminuisce, la disoccupazione cresce Il circolo vizioso della depressione è avviato, che poi sarà difficile rompere.
“È un rischio che l’Italia ha in comune con altri paesi europei. La Germania al primo posto naturalmente, e poi la Francia e la Spagna, le grandi economie. Questo consentirà di studiare e adottare più agevolmente misure di prevenzione e rimedi, se sarà necessario. L’Italia invece resta sola, alla fine della corsa, se non ce la fa a entrare nell’unione monetaria subito, con l’economia strozzata rudemente dagli attivi di bilancio che si è imposti da quattro anni, e con i tassi d’interesse di nuovo allo sbando, il che vuole dire un debito in enorme mostruosa crescita, a dispetto di anni di sacrifici e comportamenti virtuosi.
“C’è una maniera di evitare questi rischi? Ci sarebbe: l’effetto riduzione dei tassi e l’effetto liberazione della spesa dai vincoli deflattivi potrebbero essere ottenuti senza sconquassi consolidando il debito pubblico”.

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