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venerdì 7 aprile 2017

La forza sia con la Germania

Un rifacimento del “Federico il Grande “ di Carlyle: il gran re nel dubbio, solo, minacciato dalla sconfitta, tentato dal suicidio. Due incursioni nella storia del sé, in limiti storiograficamente compatibili, dei momenti precedenti l’evento come poi si è registrato. Di cui però il lettore sa già che si è risolto positivamente.
Un invito alla fiducia, alla dichiarazione di Guerra del 1914 – “Un saggio adatto al giorno e all’ora” era il sottotitolo della breve opera. Che sorprese amici e parenti perché Thomas Mann non era un nazionalista. Con questo “Federico” lo diventa. La somiglianza tra le due situazioni non c’è, tra il tentativo di fare della Prussia la forza nazionale e la guerra del 1914, ma lo scrittore se la inventa, vuole dare un messaggio ottimista. In due direzioni. Malgrado dubbi e debolezze, vinceremo. La cultura tedesca si fa forza della forza, della durezza.
O forse no, la somiglianza c’è: l’imperialismo del 1914-18 è un prolungamento del percorso nazionale di tipo prussiano. O: la democrazia è insidiosa, la Germania deve difendersi.
Nella prefazione alla riedizione da lui consentita nel dopoguerra, Thomas Mann lo dice. Si scusa del “mio stato d’animo nazional-conservatore e militarista dell’epoca”, ma sempre schiettamente antidemocratico. “La democrazia si è dimostrata sempre così connivente con il fascismo” è la prima frase, “e lo è ancora oggi”, “che le sue colpe offuscano un po’ la vergogna con la quale ricordo la mia stoltezza politica e l’incomprensione polemica che dimostrai nei confronti della democrazia”. Questo scriveva nel 1953, in Svizzera, già dimentico dell’America che l’aveva ospitato fino alla fine della guerra.   
Questo lato di Thomas Mann, accentuato tre anni dopo nelle “Considerazioni di un impolitico”, è sottovalutato. Ma non è marginale nella “filosofia” del narratore, nel modo come l’auore vede le sue storie. Ed è centrale nella storia della Germania anche contempornea, nel suo modo di essere e pensarsi.
Thomas Mann, Federico e la grande coalizione, Treves, pp. 91 € 16

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