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giovedì 2 novembre 2017

Compagno De Martino, a noi la magia

Tre saggi sul “problema dei poteri magici” – nel quadro sempre di una storia della magia che resterà al fondo del percorso dello studioso: “Prolegomeni a una storia del magismo” è il sottotitolo. Introdotti da un lunghissimo saggio di Cesare Cases, che non c’entra nulla con la magia, ma ha – aveva – il compito di travasare De Martino e l’etno-antropologia nel Pci, tagliandone le radici storicistiche, e anche il tronco. Benché rinvigoriti, tronco e radici, alla fonte, a palazzo Filomarino, a diretto contatto con Croce. Sembra una “sistemazione” d’altri tempi, ed era ieri – e ancora si pubblica.
L’opera di Cases è imposssibile perché De Martino debutta col proposito di fondare una “etnografia storicistica”: “Il mondo magico costituisce un eccellente agone in cui il pensiero storicistico può cimentare se stesso, e conquistare combattendo una più larga coscienza delle proprie possibilità e delle proprie virtù”. La prefazione di De Martino alla prima edizione è un omaggio a Croce, col proposito di sceverare il “vero storicismo”. Su una traccia molto poco materialistica: “Una storia del magismo costituisce un contributo alla formazione del neoumanesimo moderno”. Ci riesce? Malgrado i ripensamenti successivi, sì. La sua è una storia vera, anche se, come dirà venti anni dopo (“Magia e civiltà”), l'operazione è complessa.  
Cosa ne resta?  La capacità di De Martino di mediare un grandi filone culturale nuovo e nuovissimo per l’Italia – oggi non c’è molto di più. E la sua intuizione, che ritorna in ogni suo scritto, del legame dei "poteri" magici con quelli religiosi, anche delle religioni rivelate, e perfino delle testamentarie. 
Ernesto De Martino, Il mondo magico, Bollati Boringhieri, pp. LV-305 € 16

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