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venerdì 3 novembre 2017

Ombre - 389

Si diventa cittadini americani per caso, restando sconosciuti. Il paese delle mille polizie, e degli interrogatori minuziosi al visto, non chiama i vincitori delle green card, così, anche solo per informarsi: come si chiamano, cosa fanno.

Siamo tutti in tutti il mondo controllati online dalla National Security Agency americana, ma per quale scopo? Se terroristi e malfattori possono comunicare tra loro online senza mai essere scoperti, neppure per caso.

Singolare occupazione dei maggiori media anti-Trump, e i più qualificati, “New York Times”, Cnn, “Washington Post”, da parte di ex spie e polizie speciali o servizi segreti. In veste di consulenti o informatori. È cambiato il galateo politico, le spie sono ora onorevoli (oneste, corrette, affidabili)? O sono cambiati gli Stati Uniti?
Che però è la stessa cosa. No, il problema è: che informazione è?

Si impancano a osservatori speciali spie e agenzie che non hanno saputo prevedere niente – la vecchia Cia, la nuova Nsa che ci spia tutti. Dall’11 settembre, la peggiore sconfitta militare americana, all’attacco ai ciclisti di New York. A opera di islamici sempre liberissimi di viaggiare negli Usa.  

Trionfale Gaggi sul “Corriere della sera” a proposito dell’ex capo della Nsa, quello che ci ha spiati tutti con la scusa dei terroristi: “Per decenni anima oscura e silenziosa dello spionaggio, incarnazione del deep state, il cuore del sistema americano, da alcuni mesi Clapper fa una cosa per lui innaturale: parla coi giornalisti”. Senza dire che si fa pagare per questo. Senza chiedergli conto di ciò che dice, ora e non prima.
Non è solo l’America ad aver perso il senno.

Oppure - l’America avendo sempre ragione - oggi bisogna essere un  po’ spia per essere buon democratico negli Usa. 

Cia e Fbi continuano a tenere segreti molti documenti sull’assassinio di Kennedy, malgrado l’ultima liberalizzazione degli atti. Non sono stai capaci di prevedere l’11 settembre, nemmeno vagamente, a opera di arabi americanizzati da tempo. E ora alimentano la campagna anti-Trump, un presidente eletto. Ma sono i beniamini dei Democratici, e dei media. Una democrazia che si regge su servizi segreti, per giunta incapaci o collusi?

“Bufera al Comune di Torino”, “Il caso Torino fa tremare i 5 Stelle” – Un capo di gabinetto che si dimette per aver fatto un telefonata inopportuna non è più titolo di merito, ma di vergogna. Uno si chiede come “ragionano” i giornali, e forse per questo la gente vota Grillo.

“Non siamo un tribunale, ma sta emergendo una rete di anomalie e complicità”, Casini, presidente Commissione parlamentare banche. Come non detto, Banca d’Italia come prima.
Non è nemmeno che “ce lo chiede l’Europa”, è proprio incapacità di decidere.

“La cronaca della liberazione” di Raqqa, capitale dei mozzateste Is, è una foto di sei modelli esultanti, disposti a rombo come nelle foto canoniche della guerra bella, bandiere al vento, docciati, messa in piega di parrucchiere, barbe spuntata con le forbicine. La guerra “americana” è dura a morire.

Trentamila ebrei son tornati a Berlino, documenta sull’“Espresso” Wlodek Goldkorn  in un reportage. Da Israele, non da un qualsiasi ghetto. Qualcuno a titolo di risarcimento, perlomeno così dice – “ci riprendiamo un po’ di quello che ci hanno tolto”. In realtà perché vi si ritrovano, non hanno mai smesso di essere tedeschi.

L’Asia ha più miliardari degli Stati Uniti. La Cina ne ha altrettanti quanti gli Stati Uniti. La Lunga Marcia è compiuta. Anche il sorpasso di Krusciov, seppure via Pechino – il sorpasso della superpotenza capitalistica.

L’ora solare, un’ora di sonno in meno, rende più aggressivi. Subito – gli americani lo hanno misurato statisticamente: del 3 per cento, il giorno dopo si fanno più liti e più danni. Ci sacrifichiamo per che cosa?

Il governo spagnolo fissa le elezioni in Catalogna al 21 dicembre. Mattarella scioglierà le Camere il 4 gennaio. Andreotti voleva abolire la Befana. I politici democristiani non hanno alcun rispetto per le feste religiose.

Un diritto penale che tuteli il risparmio e governi il credito, secondo il dettato costituzionale. È quello che chiede alla commissione parlamentare sulle banche il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione, Luigi Orsi. Ineccepibile, ma cose si fa? Troppo semplice.

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