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mercoledì 24 aprile 2019

Come (non) si perseguivano i rapimenti di persona

“Aveva infranto le regole tribali ed era stato messo ai margini”. O come (non) funzionano le questure. A Perugia dove Aurelio Zen, che in polizia pensava di fare il poliziotto, è stato mandato nella solita missione-punizione per un capriccio di sottogoverno. Un giallo anomalo, le colpe accumulandosi dalla parte degli inquirenti. Con in più, siamo in Umbria, il Pci – il romanzo è del 1988, è la vigilia, ma il Pci non se ne è accorto, fa manifesti,  agita i giudici, dirige le indagini.
Un giallo a scatole cinesi. Su un rapimento di persona. Non escluso il falso rapimento alla Sindona. Che s’impone probabile più che possibile, dato che le polizie non fanno indagini ma attaccano il chiodo, dove vuole il padrone. Tanto più per un rapimento, affare di denari e danarosi, finto o vero che sia – chi ha i soldi paghi.
I topi non fanno il nido, ma nelle polizie ci riescono. Ci voleva un autore non italiano per dire quello che tutti sanno, che l’apparato repressivo italiano non ha nulla delle polizie di tutto il mondo, del concetto di polizia.  Burocrati al meglio, piccoli, l’uno contro l’altro armati. “Nove sequestri di persona su dieci non venivano comunque risolti”, le famiglie pagavano e la cosa finiva lì. Un disservizio servito dalla “informazione” giudiziaria, dai topi di questura: “Le rivalità all’interno delle questure generalmente assicurano che un evento destinato a danneggiare la reputazione di qualcuno sia riportato dalla stampa locale”.
Non un “nido” in realtà, ma un “ammasso di topi”, come spiega il testo a un certo punto. Un viluppo di topi che s’intrecciano con le code, vivendo in spazi ristretti, al punto di non potersi divincolare, e così formano una unica mostruosa “creatura”. Ci voleva uno straniero pure per raccontare le tecniche e le tattiche dei rapimenti di persona, che hanno flagellato l’Italia impunemente per un trentennio buono a fine Novecento, a decine, centinaia, ogni anno. In una sorta di condivisione universale del crimine - “I criminali hanno le stesse aspirazioni delle altre persone. Ecco perché diventano criminali”.

L’ammasso o nido di topi, o “re dei topi”, “Focus” tende a escludere, “poiché non se ne sono trovati mai”, ma a Perugia sì? Il romanzo è anche di di Perugia non amata, “razza di bevitori”, stupratori, assassini. Attorno alla non amata università per stranieri, tra ragazze nordiche disorientate, già allora, molto prima di Meredith Kercher, e barbuti khomeinisti. Una città inesistente, se non per intrighi di bassa politica. Dalle biblioteche arcigne. Un disdegno esteso ad Assisi e ai francescani – al francescanesimo di plastica e cattivo gusto.
Michael Dibdin. Nido di topi, Passigli, remainders, pp. 334, ril. € 7,75

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