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venerdì 2 luglio 2021

Letture - 462

letterautore

Calvino – Il “mago”. Katy Waldman così recensisce la traduzione di “Ultimo viene il corvo”, sul “New Yorker”:  “In «Ultimo viene il corvo», una raccolta de primi racconti, troviamo l’uomo dietro il mago”.
 
Charlot
– Arrogante e fortunato: al Marlowe succedaneo di Osvaldo Soriano, “Triste, solitario y final”, come al suo idolo e committente Stan Laurel, “Stanlio”. Chaplin non piace – “non gli piaceva quel’ometto arrogante, al quale andava sempre male nei film e bene nella vita”. E poi, a proposito di “Joe” McCarthy, che perseguitava i “comunisti”, a Stanlio che gli obietta: “Anche lui è stato perseguitato. Ha dovuto andarsene”, risponde brusco: “Guardi, amico, quando in questo paese perseguitano qualcuno sul serio , è difficile scappare. Chaplin è stato un ribelle famoso, pieno di donne e di milioni. non avevano interesse a metterlo al fresco”.
 
Dante – È stato anche un profeta – papa  Franecsco.  E un reporter. Questa è la scoperta di Cazzullo, autore di un “Dante, il poeta che inventò l’Italia”, sul “Corriere della sera” – lo stesso che poi lo paragona a Giorgio Bocca: “Dante descrive terre che conosce bene, come la Sicilia, ma anche terre in cui non è mai stato, come la Sicilia”.
 
È il primo e migliore critico musicale, attesta Riccardo Muti (nella straordinaria intervista con Cazzullo sul “Corriere della sera”  di domenica). Non proprio critico, mestiere che a Muti non piace, ma quello che meglio di ogni altro ha saputo dire cos’è la musica. Al canto XIV del “Paradiso”: “E come giga e arpa in tempra tesa,\ di molte corde, fa dolce tintinno,\ a tal da cui la nota non è intesa,\ così da’ lumi ch lì m’apparinno\ s’accogliea per la croce una melode\ che m rapiva, sanza intender l’inno”. Che Muti così commenta: “La musica è rapimento, non comprensione” – e quindi: “Critici musicali, tutti a casa!”.
 
Fascismo
– Fu – è - anche snobismo. Professato come tale dopo la guerra  - sconfitta su tutti i fronti, disonore, lutti, distruzioni – nella testimonianza di Malaparte da Capri. Roberto Giardina, presentando su  “La Nazione” del 28 giugno la corrispondenza (recentemente acquisita dalla Biblioteca Nazionale d Roma) che lo scrittore  ebbe con Loula Dombré, sua amante a Capri negli anni di guerra,  cita da una lettera del ’48: “A Capri principi romani collaboratori ballano in camicia nera di seta e calzoni bianchi, come ai tempi passati, il fascismo diventato snobismo”.
Se ne trovano tracce tuttora, anni 2020, in Versilia, terra dei Ciano, specie al Forte dei Marmi.
 
Generi - Sono all’ordine del giorno, ma nella confusione. Un chance (“la Repubblica”). Una impasse (id). Una trauma (“La Nazione”).
“la Repubblica” ha pure, di Mozart, “Così fan tutto” – “la Repubblica-Firenze”, culla della cultura. È già il giornalismo dei digital expert? “Fanno tutto” non è male, certo, ma un po’ maschilista – solo le donne lo fanno?
 
Germania – Religiosa, romantica, non succube della “democrazia”: così la presenta Thomas Mann a Parigi, invitato per una serie di conferenze e incontri nel 1926. Raccontando quell’esperienza in “Resoconto parigino”, si difende dall’accusa dei giornali tedeschi di essersi sprofondato in “uno scandaloso salamelecco nei confronti dei francesi”. E a p. 22 puntualizza: “Al contrario, spiegai che attribuire al carattere tedesco un legame profondo e più o meno manifesto con le potenze dell’inconscio, con le tenebre gravide e precosmiche, una tendenza all’abissale, all’informe e al caos, che rende noi tedeschi degli eterni bambini difficili, non significava diffamare la nostra natura,  ma piuttosto ascriverle una particolare attitudine al destino, una vocazione religiosa”.
In più, il romanticismo, che fu tedesco, per il “suo significato  rivoluzionario-rigenerativo” e “il pensiero storico-filosofico tedesco”, in antitesi con “quella americano ed europeo-occidentale”,  creano delle “resistenze – di per loro nient’affatto disprezzabili – che ponevano la natura tedesca storicamente in contrasto con quel che si definisce «democrazia»”.
 
Giornalismo - Ma era invenzione già della classicità, spiega divertito un lettore del “Corriere della sera”, se si compendia, come insegnano i manuali del giornalismo americano, bibbia del giornalismo, delle regole, nei cinque quesiti: chi, cosa, dove, quando, perché.  C’erano già  negli “antichi manuali latini di retorica”, spiega un Claudio Villa (pseudonimo?) da Vanzago: quis, quid, quo loco, quando, qua re. Anzi, erano sei, con quomodo, come.
 
Malaparte – “Scrisse il suo capolavoro ‘Kaputt’ dalla parte dei nazisti, e cambiò il testo in seguito, contro di loro”, è la testimonianza di Roberto Giardina, “Malaparte e Loula, storia d’amore e di volpi” (“La Nazione”, 28 giugno 2021): Ma lo raccontava lui, e probabilmente non è vero” – “Malaparte amava i suoi difetti e detestava le sue virtù”.
 
Morte a Venezia – “Come una novella di Boccaccio”: Thomas Mann se lo fa dire divertito, raccontando dei suoi incontri parigini, da un “ragazzaccio americano”, Marcus Aurelius Goodrich, giornalista del “Chicago Tribune”.
 
Nazionalismo – “Molto poco «tedesco»”, lo dice Thomas Mann a Parigi, chiamando a correi la Francia e anche un po’ la Spagna, nel racconto compiaciuto (“Resoconto parigino”, 47) della celebrazione che gli è stata tributata ia Parigi nel 1926. Lo nota quando il suo grande estimatore Charles Du Bos evoca i ripetuti riferimenti dello stesso Mann a Barrès: “Il nazionalismo tedesco – che, come è stato provato di recente con notevole arguzia, affonda le sue radici nel romanticismo di Heidelberg (Th.Mann intende: nel romanticismo europeo – n.d.r.) – è molto poco «tedesco»; con la sua religiosità «ctonia», la sua venerazione per la notte, la morte, il suolo, la Storia e il popolo è un fenomeno europeo, anzi «internazionale», al pari di ogni ostinata volontà oscurantista, ed è rinvenibile in tutta la sua lugubre sensualità già prima della guerra, sotto appena un po’ di patina spagnola, nel fondatore della Ligue des patriotes e nel creatore dell’esprit nouveau” - Barrès.
 
Omero – Silvia Avallone su “La Lettura” lo fa uno stuprator e, femminicida. E ha letto solo l’“Iliade”. Ma lo ha letto? Quell’Omero?
Leggere per credere: “La barbarie di Omero”, La Lettura 20 giugno  
https://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera-la-lettura/20210620/282252373487034

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