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giovedì 1 luglio 2021

Ombre - 568

A prima vista il “Conte siamo noi” dei grandi giornali sorprende, il “pilone” della legislatura se fosse una partita di rugby, se non un Supereroe in tuta: chi è Conte? Un avvocato, non dei primi, scelto a tenere assieme – in ballottaggio con Cottarelli, il socio dell’Inter... – grillini e leghisti all’indomani del voto del 2018 proprio perché incolore, che ora si vuole capo di un partito del 15, del 17, del 20 per cento, ben più del professor Monti. Un partito? Con quali voti? Non si capisce.
No, Conte è probabilmente un falso scopo: un levantino, il democristiano in petto che sempre si agogna riprenda direttamente le redini.
 
Leggendo delle imprese (“rivelazioni”) dell’avvocato Amara e vedendolo infine in foto, è uno che si diverte. Un mucchio. Con chi capita, l’Eni, l’Ilva, e soprattutto con i giudici. Con i Procuratori della Repubblica. Ai quali apre inchieste a sensazione, da prima pagina, da talk-show. Ma senza esito. E quindi non si capisce: come mai è nella manica sempre di qualche Grande Procuratore? Sono schieramenti di loggia?
I Procuratori si divertono? Bene. Ma perché non in aspettativa, non pagata – le prime pagine non mancherebbero ugualmente?
E perché utilizzano le forze dell’ordine, ora anche le guardie carcerarie, e le mense carcerarie?
 
L’industriale dei giocattoli Preziosi, che fabbrica in Cina il 95 per cento della sua merce, si scopre sotto ricatto delle compagnie di trasporto marittimo, anch’esse cinesi, che bloccano i 5.500 container della produzione per la prossima stagione natalizia, chiedendo un aumento dei noli da 10 a “oltre” 60 milioni.
La Cina comincia a costare, non è più il laboratorio cheap dei consumi di massa.
 
Ma non è tutto, constata Preziosi sul “Corriere della sera”: “Abbiamo abdicato alla supremazia della Cina, fornendole i frutti della nostra ricerca, del design, del saper fare tecnologico”.
La globalizzazione non è un gioco a somma zero – si è guadagnato e ora si perde. Con i noli, ma più con la concorrenza: dai giocattoli alla ceramica, alle automobili, e agli strumenti di precisione, non c’è cosa che la Cina non sappia fare, anche di qualità. Il “mercato” (gli affari) è imprevidente.
 
“Kim «emaciato» spezza il cuore dei cittadini”. Come se i cittadini di Kim (Jong Un, il dittatore dinastico rosso della Corea del Nord) potessero avere un cuore.
Cinismo? Ignoranza? Sprovvedutezza? No, la politica in Italia è quella della “Pravda”, nel migliore dei casi.
 
Ma poi ci pensa Kim, il giorno dopo, a profittare della malattia per silurare tutti i capataz di regime che gli facevano ombra: non hanno affrontato bene la pandemia. Anche questo senza commento: per il (residuo?) sovietismo è il capo che decide.
 
Chi sono gli svizzeri più ricchi, nella lista Bloomberg? Gli italiani Bertarelli (ex Serono) e l’armatore Aponte (Msc). Quanto fa la residenza fiscale.
 
Fa paura e simpatia il sociologo De Masi che si impanca a paciere fra Grillo e Conte: un sociologo che non capisce la politica? Ma De Masi è – è stato – ottimo sociologo politico. E dunque lo fa per gioco. Per un’ora, una mezz’ora di talk-show, un’intervistina volante, un fondino, magari di riprovazione, come questo? Siamo ridotti a tanto: un sociologo deve fare lo stupido per dire la sua.
 
Rave parties, discoteche, all’aperto certo, stadi, il virus non ha insegnato niente: si riprendono i contagi in allegria. Come un’estate fa, negli stessi luoghi, dalle Baleari alla pianura Padana. E chi se ne frega, i giovani non muoiono, e i vecchi non contano. O alla partita, come Atalanta-Valencia, ottomila contagiati e migliaia di morti, nella sola Bergamo. Più che per l’ecatombe, non nuova, questa peste del Duemila si potrà utilizzare (ricordare) come mutamento antropologico – che è poi un ritorno all’antico, almeno a stare al famoso “riso sardonico”, che accompagnava, dice Propp, l’eliminazione dei vecchi.
 
Imbarazzante quadro di Gabanelli e Ravizza della sanità lombarda. Sul “Corriere della sera”,  giornale di proprietà, a lungo esclusiva, della stessa “sanità lombarda” – il gruppo Rotelli. Per non dire l’evidenza: che il privato fa l’“eccellenza”, cioè il superfluo, e il pubblico il necessario, per esempio il covid. Il privato in convenzione, cioè pagato dal Tesoro, cioè dalle tasse, fa solo quello dove guadagna. Un’impresa anomala, a utile convenzionato, cioè garantito.
 
Il giudice Gamacchio, quello che spendeva a credito nella Milano del  Quadrilatero – la più ricca d’Europa - senza mai saldare il conto, ha stabilito un nuovo record, prima di mettersi in pensione: ha scritto una sentenza sette anni dopo averla pronunciata. Si direbbe un goliarda. Ma è stato giudice al Tribunale di Milano, per quarant’anni.
 
Sulla sentenza depositata dal giudice Gamacchio, di assoluzione, la Procura Generale di Milano fa ricorso. Dopo sette anni. Dopo che gli imputati sono stati assolti in tutti i gradi dei due processi – il primo , arrivato in Cassazione, era stato cassato per motivi procedurali. Goliardi anche i giudici, sessantenni, della Procura Generale? Non c’è più un reato di lite temeraria?
 
Il Nobel per la pace Abiy, l’etiope che si annette il Tigré con stupri e fosse comuni, è più di un errore del premio svedese: è il modo di essere dell’Africa, dove solo la violenza conta.
È anche un errore europeo, quello di estendere i sensi di colpa per il colonialismo fino a innocentare l’Africa, del Nord e del Sud del Sahara. 
 

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