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lunedì 1 aprile 2024

Letture - 547

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Dostoevskij – Reazionario – anarchico reazionario? La prova decisiva si troverebbe in Nina Berberova (“Il quaderno nero”, o. 45), che ne mette in rilievo la diffidenza o contrarietà contro la civiltà: “Dostoevskij scrive (nei “Ricordi del sottosuolo”) che la civiltà non porta nulla di nuovo, complica solo le cose. La civiltà non è che una complicazione della vita, l’esistenza a un piano si trasforma in esistenza a più piani. Poi su questo edificio cominciano a sorgere torrette e balconcini di ogni genere e le dépendances si riempiono di mezzanini. Questo gotico-rococò fasullo diventa improvvisamente un intralcio”.
 
Giuramento fascista – “Durante il fascismo il nonno voleva evitare di giurare”, ricorda sul “Corriere della sera” Roberto Einaudi, nipote di Luigi, l’economista poi presidente della Repubblica: “Ma è stato persuaso a farlo da Benedetto Croce. Gli disse che se avesse rifiutato avrebbe lasciato il posto a un fascista, costringendo i giovani a imparare da una persona non libera. Croce gli consigliò di fare uno spergiuro mentale al momento del giuramento”.
 
Gogol’ – È in Ucraina - Gogol’ ha vissuto fino ai vent’anni a Kiev, suo padre era un drammaturgo ucraino, di lingua russa - l’origine della grande narrativa russa, e del “mito” di Pietroburgo? In Gogol’ più in Puškin, suo coetaneo e amico? È quel che si legge nei materiali che accompagnano la riedizione Adelphi delle “Memorie di un pazzo”.
“Siamo tutti usciti dal cappotto di Gogol’”, è frase famosa di Dostoevskij, per dire che la narrativa russa è cominciata con Gogol’ – “Il cappotto” è un suo racconto, parte della raccolta “Racconti di Pietroburgo”.
 
“Gogol’ è Martedì nel romanzo di Chesterston «L’uomo che fu Giovedì»” - Nina Berberova, “Il quaderno nero”, 129 (dove trova l’equivalente russo di personalità e personaggi letterari europei).
 
Italiano – “L’aggettivo «italiano» nel mondo musicale del Settecento…. era sinonimo del più aggiornato e pregiato stile internazionale, le cui caratteristiche, maturate nelle scuole, nei teatri e nelle chiese del Bel Paese, erano valuta di corso continentale, fatte proprie da schiere di compositori nati al di là delle Alpi, che spesso attraversavano per compiere il loro apprendistato a Roma, Napoli, Milano. Non a caso, tra i principali artefici dell’opera italiana del Settecento si contano Händel, Gluck e Mozart” – Raffaele Mellace, “Il Sole 24 Ore Domenica”.
 
Letto matrimoniale – Nina Berberova, donna indipendente, russa per una vita apolide, ne fa l’elogio impromptu un giorno di dicembre 1940, nella sua casa di Longchêne vicino Parigi: “La stessa camera, lo stesso letto, la stessa coperta. Chi non capisce questo, non capisce niente in fatto di matrimonio. Se si ha paura di questo, allora è inutile sposarsi. Durante il giorno la vita talvolta divide, raffredda, fa vacillare, lacera qualcosa. La notte tutto si ricompatta. Un corpo sostiene l’altro con il suo tepore (se non con il calore)” – (“Il quaderno nero”, pp. 48-49).
 
Malinconia di sinistra – È il titolo di una recensione di Walter Benjamin, nel 1931, alla raccolta di poesie del “ribellista” Erich Kästner. Donatella Di Cesare vi si è appellata in una intervista con Francesca Sforza su “La Stampa” come ispirazione del suo epicedio in morte di Barbara Balzerani, una delle brigatiste più feroci: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”. Ma la “malinconia” di Benjamin era una stroncatura, il mite critico la stigmatizzava feroce – anche lui, per una volta: come di “un nichilismo” piccolo borghese, un “tipo particolare di disperazione: la stupidità tormentata”, “un fenomeno di disgregazione borghese”. Ne tratta a lungo, sempre arrabbiato. In particolare spiega: “L’odio che essa proclama contro la piccola borghesia ha a sua volta un accento piccolo borghese”, come da linguaggio, rivelatore.
 
Penitenza ecclesiastica – Era pena sostitutiva in Russia ancora nel secondo Ottocento, analoga a quella attuale ai servizi sociali. Nel racconto di Tolstoj “Il diavolo”, il protagonista, colpevole della morte dell’amante, viene condannato in assise alla “penitenza ecclesiastica”. “Le giurie popolari erano state istituite da poco tempo, pertanto gli venne riconosciuta una temporanea infermità mentale e la condanna si ridusse alla penitenza ecclesiastica. Era stato in carcere per nove mesi, e al monastero rimase un mese soltanto”.
 
Primavera – È stagione di grandi racconti, fa notare un lettore, Fabio Fiaschi, sul “Robinson”. Del “Maestro e Margherita” di Bulgakov, dell’“Ulisse” di Joyce, delle fantasie della Bovary di Flaubert, del Werther di Goethe, dell’Anna Karenina di Tolstoj, e dell’Aschenbach, forse del giovane Tadzio, di Thomas Mann, “La morte a Venezia. Nonché Alda Merini, nata un 21 marzo.
Ma in poesia è tema comune. Di Leopardi naturalmente, come di Pascoli. Di Ungaretti, di Pavese. E Shakespeare, Dickinson, Wordsworth, Neruda. Perfino di Oscar Wilde: “Una volta era sempre primavera nel mio cuore”, lamenta del “De Profundis”
 
Repubblica romana - “Una preziosa ma effimera Repubblica animata da patrioti liguri”, Aldo Cazzullo.
Roma ha pero “custodito di più la memoria del Risorgimento” di più che Milano, “dal teatro al cinema, da Rugantino al film di Magni”.
 
Russia – In letteratura è ridotta a “Tolstoevskij”. S’indigna per questo Nina Berberova, “Il quaderno nero”, p. 129: “Cosa succederebbe se in Francia tutta la critica storico-letteraria si aggirasse intorno a Flaubalzac, come da noi intorno a ‘Tolstoevskij’?”.
È qui che s’indigna per la riduzione di Gogol’ a “Martedì nel romanzo di Chesterston ‘L’uomo che fu giovedì’”. E per gli apparentamenti: “Majakovskij è Kipling. Puškin è insieme Pope, Coleridge e Byron”.
 
Shakespeare – Giovanna d’Arco fa santa nell’“Enrico VI” – che la chiesa invece santificherà solo il 18 aprile 1909, papa Pio X. “Virgin from her tender infancy, Chaste and immaculate in very Thought” Shakespeare la fa nelle parole dei francesi, del “delfino” Charles, mentre gli inglesi poi ne diranno male. Con partecipazione: “Sweet virgin”, “Divinest creature, Astraea’s Daughter…. Glorious prophetess”. Il Delfino profetizza pure che sostituirà san Dionigi quale protettore della Francia: “No longer on Saint Denis will we cry,/ but Joan la Pucelle shall be France’s saint”.
 
“Ci sono tanti nemici in Shakespeare”, nota Gertrude Stein, che si professa cultrice della sua opera, nei due anni che passò a Londra nel 1910-11, e dopo –“Le guerre che ho visto”, 47.
 
Tolstoj – “L’Omero del mondo cristiano”, Gianlorenzo Pacini, postfazione a “Il Diavolo e altri racconti” – per “l’olimpica serenità con cui tutti i lati della vita vengono accettati e descritti… congiunta con senso di umana partecipazione”.
 
Nichilista secondo Gor’kij, nel saggio “Lev Tolstoj”. Nela sua ultima fase, la sua predicazione Gor’kij dice “il più profondo e feroce nichilismo”. Era un aspetto della Russia urbana del tempo di Tolstoj.

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