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mercoledì 3 aprile 2024

Ma la Nato ha perso la guerra

L’Ucraina “diverrà un membro della Nato. È questione di quando, non di se”, afferma il segretario dell’Alleanza Atlantica Stoltenberg. Nomen omen? Perché allora la Nato ha perso la guerra.
La Nato è impotente. Ha portato l’Ucraina a sfidare la Russia, e ora si limita a fare “la faccia feroce” – era questo uno dei canoni della tecnica militare borbonica detta dell’ammuìna, del fare finta: “Facite ‘a faccia feroce!”
Gli Stati Uniti non sono minimamente interessati a una guerra contro la Russia. Aiutano l’Ucraina quanto basta per rinnovare i propri arsenali – e tenere l’Europa in guerra. E l’Europa è al solito “vorrei ma non posso”. Ora si parla di difesa europea, e già parlarne sembra rivoluzionario. Ma sul niente: non ci sono, e non ci saranno in tempi prevedibili, eserciti, comandi e piani militari integrati, una strategia europea.  Per ora c’è l’assurdo che la Ue, una quasi nullità in termini di potenza militare, ha speso per la difesa 240 miliardi nel 2022 (e 286 miliardi nel 2023), contro gli 80 circa della Russia, che è una superpotenza militare ed è in guerra. Macron, poi, è il tipo dell’“armiamoci e partite”- è bellicoso solo per non cadere nel vuoto al voto europeo tra due mesi, è un presidente che nessuno si fila.
La strategia americana è evoluta - ma forse solo si precisa - verso uno stallo. Che sarebbe un po’ un cappio attorno all’Europa, anche se di questo non si discute. Volendo razionalizzare, è come se gli Stati Uniti avessero condotto l’Europa a uno stato di tensione permanente, ineliminabile in tempi prevedibili. Aleggia ancora il “fuck the Eu”, il vaffa alla Ue, dieci anni fa, prima della crisi di Crimea, della vicesegretaria del dipartimento di Stato di Obama (e di Biden, allora vice di Obama), al suo ambasciatore a Kiev, che le opponeva le riserve europee sul rischio di precipitare le cose in Ucraina contro la Russia. E l’avvertimento (pubblicato da wikileaks) dell’ambasciatore americano a Mosca nel 2008, Wiliam J. Burns, che l’1 febbraio di quell’anno mandava a Washington un’analisi allarmata con questo titolo: “Nyet significa nyet. Le linee rosse della Russia all’espansione della Nato”. Nel testo specificando che l’Ucraina nella Nato era ipotesi irricevibile a Mosca. Burns è il capo della Cia della presidenza Biden.
La Russia non è un nemico americano. Non c’è paura, non è più la Russia che minacciava la proprietà, non interessa all’opinione. Sui media la guerra c’è poco o niente – le cronache, rare e distanti, per lo più sceneggiano confidenze dei vari servizi di intelligence. Sui social è assente. La guerra non c’è neanche nella campagna elettorale. In Congresso c’è stallo sui finanziamenti. Ma non perché i Repubblicani mettono in difficoltà la presidenza Biden: molti Repubblicani sono a favore, molti Democratici sono contro.

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