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mercoledì 23 marzo 2011

Non è più nell’interesse dell’Italia

Arrivata dentro il Mediterraneo, dove avrà prevedibilmente più di un caso da fronteggiare, la Nato post-guerra fredda non è nell’interesse dell’Italia. Una linea dissociativa, per ora minoritaria,si fa strada anche in Italia tra gli specialisti di politica estera – che è come dire la Farnesina, in Italia non c’è una grande cultura di politica internazionale. Che per ora si limita a riflettere le posizioni della Germania e della Francia. Due paesi e due governi non avventuristi, che però si sono riservati un’ampia zona di discrezionalità nella Nato post-guerra fredda. Ossia, detto brutalmente, nella Nato intesa come forza di polizia. Di cui sono state ipotizzate come aree di interesse anche il Golfo, oltre all’Afghanistan, Iran compreso, e l’Africa.
In precedenza la Nato aveva evitato d’intervenire nel Mediterraneo, area sensibile, anche se gli stati l’avrebbero obbligata. A Cipro non intervenne perché le due parti in causa erano entrambe della Nato. In precedenza, però, non era intervenuta in Grecia, che pure era sua “area di competenza” post Yalta. Dopo la caduta dell’Urss, invece, il Mediterraneo è diventato teatro d’operazioni privilegiato. In Libano più volte. Poi contro la Serbia. Ora contro la Libia. Senza effetti positivi, e con molti danni agli assetti dell’area. Dove i punti di crisi sono potenzialmente numerosi, in tutto il Nord Africa, e non esclusa Cipro, se la Turchia fosse lasciata fuori dall’Ue.
L’Italia finora è sempre stata allineata agli Stati Uniti. Senza se e senza ma. Senza alcun beneficio peraltro, nemmeno di sostegno diplomatico. L’autonomia di decisione che la diplomazia rivendica nei confronti della Nato è in realtà una presa di distanza dall’acquiescenza non contrattata con gli Stati Uniti.

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