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sabato 10 novembre 2012

Austria infelix, o la sagra dell’indicibile

Si sa, “per Bernhard e per la Bachmann il pensiero e il linguaggio costituiscono una corsa fatale verso la dissoluzione e la disintegrazione della personalità”. Li salva, aggiunge il filosofo, ci salva, la letteratura, “la possibilità di puntualizzare quell’istante nel quale l’uomo, che è la figura di una narrazione, è destinato alla perdita di se stesso e all’estinzione finale”. Che sembra una sciocchezza, logica e ontologica, e lo è (“la letteratura diviene l’Altro dell’esistenza umana”) – faticosa, inerte. Una sagra del nichilismo, viene da ballarci dentro, olè.
Tutto concatenato, da Thomas Bernhard indietro a Bachmann, a Wittgenstein, e a – novità di Gargani – Weininger. In un radicamento da tutti rifiutato, una sorta d’infelix Austria. Questa scrittura austriaca dell’indicibile (più esattamente “tedesca esterna”, di fuori, per esempio con Herta Müller), premiata, quindi in consonanza col secolo, il Novecento prostremo, rivive come letteratura. Per come lo dice e non, naturalmente, per l’impossibilità che adduce. Come il genere horror – “in sé” non saremmo qui a raccontarlo.
Gargani ha anche la strana tendenza a spiegare il prima col dopo, Bachmann con Bernhard. In un “saggio su Ingeborg Bachmann”. Sulla traccia della stessa Bachmann, che ha scritto di Bernhard, non reciprocata. Per la prepotenza di Bernhard in fatto di nichilismo, aggressivo, molto autoriale,  mentre Bachmann è riflessiva - prolifici comunque entrambi. E per l’invadenza di Vienna epicentro della crisi, che entrambi rifiutavano. Tra infelicità, disperazione, dolore, i temi inventariati da Gargani sono doloristi, mentre il linguaggio è impossibile, indicibile, impensabile, e l’oggi non è. Più che altro, il nichilismo è facondo.
Il bachmanniano “Die Sprache ist die Strafe” è ben trovato, suona potente, benché insonoro in fricativa. È insensato, parlare non è una punizione. Ma il tedesco deve suonare esotico (erotico?). Specie quello “di fuori”, è alimento di cui i germanisti sono golosi.
Aldo Gargani, Il pensiero raccontato

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