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martedì 8 luglio 2014

Rottamare i giudici

Non si trovano che giudici in lite, oggi come ieri o un qualsiasi altro giorno. In lite a Milano, nella Procura e fuori. In lite a Roma, oscena, per consorterie, camarille, promesse, buggerature, attorno ai”posti” di consigliere del Csm. Che pure è un organo della Costituzione.  In lite sulla Costituzione, che vogliono intoccabile mentre giornalmente  la scardinano. In lite a Palermo, dove un paio di giudici vogliono tutti gli altri mafiosi, più o meno. O altrimenti impegnati, questa volta tutti insieme senza un’eccezione, a difendere i privilegi. Di emolumenti, Di pensione. Di carriera, a cieli aperti, senza mai dover dare prova, nepure mi nim a, di applicazione al lavoro, se non di efficienza.
Non si finisce di stupirsi del basso livello di moralità, nonché di efficienza, dei giudici. Senza vergogna, e anzi con jattanza. Con quel loro linguaggio astruso che rende impossibile ogni distinzione del bene dai reati. Con quelle loro procedure da giocatore delle tre carte, che sempre scoraggiano gli onesti. Non si può dire la giustizia il perno della corruzione incontrollabile e del disfattismo dello Stato, ma così è: quella civile, quella amministrativa, e anche quella penale. Al coperto di un formalismo che i giudici stessi si tessono, contro ogni forma, anche remota, di giustizia.
Dire “i giudici” nel senso di tutti i giudici è un’esagerazione. Ma l’incapacità è devastante. Sembrano tirati fuori dalle grida manzoniane. E la neghittosità: su novemila giudici lavoreranno in duemila? ecco, ma non più di tanti. 

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