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venerdì 28 aprile 2017

Il re si diverte

Morselli pensava che ci si potesse divertire con un re Savoia al tempo della dittatura Einaudi? Un re divertito, a suo modo, anche lui, che parlava per di più un ottimo francese. Si capisce che non lo pubblicassero. Un divertimento poi spassoso, al tempo dei visi lunghi? Pallidi, gravi. È anche vero che sembra contemporaneo, più che anni 1970, quando fu scritto.
Un divertissement, giusto il titolo. Una prima parte storico-pettegola, che intitola, hegeliano pentito, “Il ventaglio dei possibili”. Una seconda storico-gialla, con un detective inglese – all’apparenza. Il re Umberto, che non crede tanto alla sua regale missione, ed è intrappolato dall’etichetta, si prende una vacanziella in montagna in Svizzera, in incognito. Per un’occasione anch’essa non augusta che gli si presdenta: fare cassa venendo a una “vedova Krupp” uno dei tanti casteli abbandonati, con relativi ettaraggi incolti, che ha ereditato sui monti piemontesi. Dal piccolo albergo dove dimora invognito muove all’assaggio delle piccole cose, fino ai dolci della fornaia bionda, dell’aria pura, e di accoglienti disinibite donne di ogni età e rango – donne e non signore. 
Un’“ultima vacanza” da Belle Époque, da Fine Secolo, prima di essere sommersi dalla “febbrile vita moderna che s’incarna nella tecnica divorante,il telegrafo (fra poco anche il telefono), l’illuminazione elettrica, la corsa vertiginosa dei convoglii ferroviari”. Come oggi al Millennio, sommersi dall’ipod versatilissimo, dai social, e dalla Cina. Come favolello da Belle Époque Morselli lo indirizza infine alla “cara lettrice” – giustamente, è una lei il lettore di romanzi: “Un libro deve riuscire evasorio, quando descrive l’evasione”. In un’Italia che, già all’epoca di ambientazione del racconto, 1889, era “inquieta, sconnessa, scalcinata”.
Guido Morselli, Divertimento 1889

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