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domenica 23 aprile 2017

Trasloco forzoso di Torino a Milano

Mito è piuttosto Tomi: è Torino che scivola verso Milano, è Milano che spinge e scippa – niente è passato da Milano a Trino, se non capitali infetti. Milano scippa Torino di tutto ciò che è utile e rende. I libri, la fiera dei libri è l’ultimo di una serie. L’Olivetti, il capolavoro dell’informatica pioniera. La Snia Viscosa, il capolavoro di Gualino. La Fiat, a cui a cui Milano ha imposto il salasso quasi quarantennale della Rcs, l’editrice del “Corriere della sera”, per, in cambio, portare il gruppo automobilistico al fallimento – Marchionne l’ha preso in extremis. La banca San Paolo. La Einaudi. La Sip-Stet, anch’essa praticamente potata al fallimento, col nome di Telecom, come da dimostrazione di Grillo – quella che lo ha lanciato nella politica. Milano, cioè i soldi: la Borsa, le banche.
I casi citati sono i più cospicui e recenti. Ma lo scippo riguarda praticamente tutto quello che Torino ha inventato – e Torino ha “inventato” quasi tutto dell’Italia contemporanea, dal cinema alla fotonica.
Milano vuole tutto anche a costo di rimetterci, è città cannibale. “Tempo di libri” è stata meta e palco di politicanti per un selfie, facile prevedere che non durerà. Perché la città è anche volubile, si stanca presto – frou-frou la diceva Camilla Cederna.

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