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giovedì 20 luglio 2017

Lo squadrone dei buffi

Ha speso 216 milioni, che non ha, li pagherà a rate, per dieci acquisti a valutazioni record. Ha firmato ingaggi annuali a cifre record per il giovane portiere Donarrumma e per lo stagionato stopper Bonucci, che non potranno non fare macchia d’olio – Donnarumma o Boncci non sono Cristiano Ronaldo, non sono fuoriclasse. Ha ereditato 210 milioni di debito, seppure consolidato con le provvide banche lombarde. Ne ha acceso di nuovi per 303 milioni, all’11, 5 per cento, tasso poco meno che usuraio, di cui la metà, almeno la metà, sul groppo della società. Che è l’Ac Milan.
Si può dire Marco Fassone, ad del Milan targato Cina, un manager del debito – dei buffi in romanesco. Nel senso che non gli riesce difficile accenderli, tanto si pagano dopo,. Milano aveva già conosciuto un teorico del debito, il celebrato Eugenio Cegfis, che per Montedison e “Corriere della sera” spendeva sewnza limiti, sicuro che un grande gruppo non può fallire; può fallire il grande Milan, sarà il ragionamento di Fassone. O si può dire la proprietà cinese del fantomatico Yonghong Li schiava, colpa etnica, dell’azzardo. Ma non si capisce dov’è l’etica in tutto questo, nella lealtà dello sport, nella capitale morale d’Italia.
Di poco meno di 700 milioni, 520 alla Fininvest dei Berlusconi e 150 al fondo Elliott, intersssi al’11,5 per cento, Fassone ha caricato il signor Li. Che avrà bisogno di più di un lancio fortunato dei dadi.

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