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venerdì 31 maggio 2019

L’Italia indebitata dalla “riforma Visentini”

Il fisco in vigore ha fatto 45 anni, ha fatto molti danni, quando sarà cambiato sarà sempre troppo tardi, e un suo cambiamento potrebbe essere la chiave per intaccare l’indebitamento crescente dello Stato, che tanti lutti provoca a chi è indebitato, alle stesse banche creditrici, e agli italiani tutti in quanto debitori in solido, nonché per sbloccare l’economia, che ha reso sempre più asfittica, col cuneo fiscale e la voracità insaziabile del fisco, il più oneroso e improduttivo di tutto il mondo conosciuto..
Il debito è cresciuto a passi da gigante con la “riforma Visentini”. Negli stessi anni – nel 1975 compare per la prima volta il disavanzo pubblico, come lo documentò l’allora funzionario della Banca d’Italia Vittorio Barattieri, appena 25 miliardi di lire, che però hanno fatto valanga. La “riforma Visentini” he creato l’economia in nero o in grigio, di evasori per legge (elusori) o per convenienza di tutti, prestatori d’opera e utenti. Che si valuta attorno a un quinto del pil, al 20 per cento: La cui emersione, solo dovuta, risolverebbe d’un colpo tutti i problemi della finanza pubblica.
Una riforma che andava riformata subito e invece è sempre in vigore. Perché paga chi non ha – chi ha relativamente poco – a vantaggio di chi ha, attività in nero o comunque privilegiata dalla “riforma”, come elusione (spese di produzione,  eccetera). Il tutto a danno  della produzione e a vantaggio dei servizi, commerciali o di altro genere, inevitabilmente a basso valore aggiunto (creazione di reddito, altro che non quello del percettore). La manifattura ad alta intensità di manodopera è per questo scappata via dell’italia, mentre prosperano le attività d’intermediazione, per lo più parassitarie.


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