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domenica 29 marzo 2020

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (420)


Giuseppe Leuzzi
Alessia Candito è inviata nella Piana di Gioia Tauro dal “Venerdì di Repubblica” a trovare gli africani morti di virus. Non ce li trova, ma fa lo stesso il richiesto articolo di colore sulle bidonville. Eroico perché, nonché i morti, non c'è neanche il razzismo, nel posto probabilmente più accogliente, e comunque umanamente più civile, verso gli immigrati africani, in tutta Italia.
E forse nemmeno più le bidonville, se non si riesce a fotografarle.

“Il mio vicino ha votato contro di me”, confida a “Io Donna” un volenteroso expat italiano a Londra, desolato dal Brexit. Partono sempre i bastimenti, per terre assai lontane. Ma senza bisogno e per andare al peggio non si era ancora mai visto.
L’interpellato di “Io Donna” è di famiglia leghista, e i leghisti guardano a Nord?

E la mafia?
A quaranta giorni dall’inizio riconosciuto e dichiarato del contagio si osa dire - “la Repubblica” osa, per l’autorevolezza del suo direttore - che, forse, perché no, bisognerebbe chiudere la Lombardia: “I numeri di contagi e morti mostrano che la regione è un caso a parte. Serve il coraggio di isolarla per due settimane”. Ma con calma.
Il pericolo in questa fase dell’epidemia è la Rivoluzione Nazionale a Palermo, della spesa gratis. Con gli analoghi gruppi militanti di facebook – sempre a Palermo, ovviamente con la mafia.
Anche Giovanni Veronesi  è del parere, su “La Lettura”: che starà facendo la mafia? Le mascherine.
Ma sulle mascherine il Sud non è solo: la concorrenza è forte. Si vede dai tanti articoli di giornale in cui i fabbricanti di mascherine denunciano i concorrenti – non li denunciano direttamente, li fanno denunciare dai giornalisti, tramite i vispi uffici milanesi di pr.
Questa non è mafia naturalmente – almeno ancora no, non è morto nessuno. Ma la rapacità non è da meno.     

Il Sud non fa notizia
Le uniche notizie dal Sud in tempo di virus sono le intemperanze del De Luca di Napoli e di Emiliano a Bari, la spesa gratis dei Gruppi Rivoluzionari di Palermo (sperando che si ripetano, sono singolarmente inattivi), i bambini della scuola materna della stessa Palermo di cui la direttrice lamenta che non  hanno il laptop a casa, nemmeno un tablet (il computer a cinque anni?), e il De Luca di Messina, col sindaco di Bari Decaro, in piazza per il distanziamento. Per le terre incognite il giornalismo ha bisogno di “colore”. Al Sud di eccentricità (follia), e di mafia. Altrimenti il Sud “non fa notizia”.
Molti anni fa, non molti ma si direbbero secoli, l’Iran “non faceva notizia”. Se non per la moglie dello scià, Farah Diba. I movimenti politici contrari al regime imperiale erano numerosi e attivi, dentro e fuori, e i prigionieri politici migliaia, ma non facevano notizia. Poi la Francia (la Francia di Giscard d’Estaing: la massoneria buona?) s’inventò Khomeini, o il primo passo verso l’islamismo al potere, e all’improvviso il regime più stabile e noioso del Medio oriente crollò, con conseguenze che ancora paghiamo, noi e gli iraniani – e gli stessi islamici.
Il Sud ha bisogno di un Khomeini per fare notizia? Di un’interruzione – una sollevazione, un contagio velenoso (i terremoti non bastano più)? Ha bisogno di una scossa, fuori dall’inerzia ebete. E, certo, di una “massoneria” che la imponga, di collegamenti, di uscire dall’isolamento. Che però continua a cercare in Italia, cioè al Nord.
 
La peste a Milano
Non si sa se piangere o ridere di questa peste del 2020 con cui la Lombardia ha infettato l’Italia e mezza Europa. Poiché è così, si comincia ad ammetterlo. Garattini onesto, dall’alto dei suoi novanta anni, il fondatore e presidente tuttora attivo dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” a Milano, pur con un linguaggio prudente e anzi contorto lo spiega a Paolo Berizzi, “la Repubblica”, venerdì:
Estratti:
“Il senso della vita viene prima del senso degli affari. Ma qualcuno, forse, ha invertito le priorità”.
“Se nella nostra Regione i numeri sono così alti è anche perché non hai fermato prima le aziende. E comunque, anche se avevi deciso di tenerle aperte, non hai protetto i lavoratori, che continuavano a spostarsi per andare in fabbrica. Così si sono moltiplicati i contagi”. Non si sono chiuse le fabbriche, spiega l’eminente farmacologo, non si sono protetti i lavoratori, in fabbrica, e nei pendolarismi. 
“Non abbiamo nemmeno protetto chi lavora negli ospedali e nei luoghi di cura, nelle case di riposo, negli studi medici”.
“La mancata attuazione della zona rossa in valle Seriana”, sopra Bergamo, “nonostante l’allarme lanciato dall’Istituto superiore di s anità, fa molto pensare”.
“Alla tutela della salute si è anteposta l’economia, il lavoro, la produzione a tutti i costi”.
Di Bergamo, la sua città: “Il combinato disposto di più fattori l’ha trasformata in un terreno di guerra”. Questi i fattori: “Mancata chiusura del focolaio Alzano-Nembro, e dunque circolazione degli uomini e delle merci. Ospedali e personale non attrezzati… Eventi di massa come la partita Atalanta-Vaencia”. La mancata “mappatura dei lavoratori delle fabbriche” - “Fare i tamponi a tutti i lombardi in questo momento è impossibile, ma bisognava farli a chi, sul posto di lavoro, poteva essere contagioso”.  
Bisogna naturalmente piangere. Ora che ci sono i morti, tanti morti, e anche dopo. Ma la lezione da trarre è inevitabile, e anzi d’obbligo: l’approccio leghista alla cosa pubblica - “ho ragione io, io so e sono più e meglio di tutti, e non rompete” - è sciocco, è perdente,  e nel caso assassino. Per gli stessi leghisti, certo, ma con danni enormi per chi riescono a contagiare, o controllare, senza difese o anticorpi possibili, che sono gli italiani.
Si dice: Milano ha sbagliato per voler lavorare, non per andarsene in Costa Azzurra o ai Caraibi. Non è vero nemmeno questo, poiché se ne sono andati nelle seconde case in Liguria, in Lunigiana e nelle Marche – oltre che in Puglia, Calabria e Sicilia. 
Ma, poi, anche la fuga non è “sistema”. Milano ha sbagliato e sbaglia per il vizio bauscia, del faccio tutto io sbruffone. Che funziona bene per vendere. Meno bene per produrre – bisogna avere antenne, ascoltare, conoscere il mondo. Per nulla in politica: i governi milanesi, da Berlusconi a Monti, sono stati deleteri, per il Sud ma non solo – specie il professore Monti, che ha disseminato patrimoniali su ogni canto della vita quotidiana, anche minimo, dalla bolletta della luce (come farne a meno?), al conto corrente, per continuare a spendere a favore di chi già aveva, deprimendo ogni tipo di spesa e la stessa vita economica.
Non c’è una lezione per il Sud da questo disastro. Se non di capire dove Milano è utile, o può esserlo (saper vendere) e scrollarsi di dosso lo stigma leghista, che tanta parte ha nei suoi disastri. Suoi del Sud. Dalle saghe mafiose dei media alle banche.    

Il contagio venuto dalla ricchezza
Il coronavirus si è diffuso tra- e da- le regioni ricche: Hubei in Cina, Lombardia, Catalogna, New York, ora Londra.
Dalle metropoli o aree a maggiore densità demografica? Non necessariamente: Seul, Shangai, Hong Kong, Singapore se ne sono tenute fuori.
Anche queste megalopoli, per la verità, sono ricche – anche se meno, forse, di quelle più colpite dal virus. Ma sono ben governate. Democraticamente, non col pugno di ferro, eccetto Shangai.
Dov’è la differenza, allora, che fa una regione più contagiosa? Nella ricchezza, si direbbe, col malgoverno. Che non è solo corruzione, è anche superficialità e supponenza.
Il primato vuole sfrontatezza, e presuppone (concede) superficialità? Perché no.


leuzzi@antiit.eu

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