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giovedì 2 agosto 2018

Marchionne straniero in patria

Non una biografia ma una serie di problemi. Risolti o da risolvere. Tra questi, soprattutto la “debolezza tecnologica” del gruppo Fca. Che però, Bricco avrebbe dovuto dirlo, Marchionne lascia in assetto più equilibrato (patrimonio, redditività) anche in rispetto a Volkswagen e Toyota, le prime del settore.
Un ripasso brillante. Ma di ciò che sappiamo. L’ascesa di Marchionne da Signor Nessuno a Manager Geniale. E il balzo della Fiat dal fallimento alla conquista dell’America. Da acquisto ancillare della General Motors ad acquirente della stessa – quella di cui si diceva “l’interesse della General Motors è l’interesse dell’America”. 
Marchionne è di più anche come persona: L’ennesimo manager di formazione umanistica, che dà dei punti ai politecnici. E un abruzzese che governa il mondo - Marchionne è nato e si è formato in Abruzzo, è emigrato a 14 anni. Un signore del mercato che aveva una msura umana delle cose – per esempio il rispetto del lavoro. Anche il capitolo finale, “Il manager apolide”, è generico – sui riassetti del “capitalismo familiare”.
Marchionne straniero in patria sarebbe stato tema migliore. In Italia, dove è nato e cresciuto. Al vertice della Fiat negli ultimi quindici anni non da abruzzese ma da canadese, trapiantato in Svizzera, dove faceva il contabile, per liquidare il gruppo.
Paolo Bricco, Marchionne lo straniero, Rizzoli-Corriere della sera, pp. , ril. € 13,50

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