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mercoledì 18 marzo 2020

Dio è un risentimento

Se sente più vivo, più largamente, il bisogno di Dio, ma non nelle forme religiose tradizionali.  Il sociologo dei processi culturali e religiosi Franco Garelli ha rifatto dopo venticinque anni una ricerca sulla fede, finanziata dalla Conferenza episcopale italiana, giungendo a questa conclusione. La ricerca del 1994 aveva pubblicato col titolo “La religiosità in italia”.
Si è moltiplicato il numero dei non praticanti. È aumentato di un terzo il numero di coloro che non si riconoscono in nessuna fede. Ed è passato da 5 al 23 per cento il numero di coloro per i quali la fede in Dio è da ingenui o sprovveduti. Con la conferma della perdita di richiamo dei riti religiosi: matrimoni, funerali, messe. Si è triplicato, dal 10 al 30 per cento, il numero di chi dichiara di non partecipare ad alcun rito religioso – eccetto quelli sociali, matrimoni e funerali. Analogamente è cresciuto il numero di chi dice che Dio non c’è – più spesso nell’ottica del bene indefettibile (se ci fosse Dio non ci sarebbe il male).
Manca la statistica sui battesimi, ma è da presumere che diminuiscano nella stessa proporzione: i matrimoni con rito religioso sono passati dal’83 per cento del totale al 57 (ma la percentuale è più larga se si considerano le convivenze), ed è da presumere che i figli dei matrimoni civili (e delle convivenze) non siano battezzati. Ma è solo una piccola minoranza, uno su dieci, chi nega senza dubbio Dio. Mentre quattro su dieci credono in una “potenza maligna”. Due su tre ritengono perfino di avere avuto una grazia o un favore divino. E aumenta pure, curiosamente, chi si identifica con la chiesa per educazione o tradizione, dal 27 la percentuale è salita al 43 per cento.
Il panorama di una confusione – della confusione dell’età della crisi? Il sottotitolo di Garelli è “Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio”.
Franco Garelli, Gente di poca fede, Il Mulino, pp. 256 € 16

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