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venerdì 17 luglio 2015

Camilleri per signorine

Camilleri è godurioso narratore di storie. Del tipo, s’immagina, inarrestabile: un patito dell’affabulazione per sé, con familiari e amici divertiti e accasciati. Di figure e eventi più sbiaditi che memorabili, divertendo l’autore prima che l’ascoltatore.Qui espone un campionario di donne, trentanove, in ordine alfabetico, da don Giovanni retrattile – rispettoso, ma di donne viste sempre per quella cosa lì. Diverte anche. Con la bonaria ironia tagliente. Un Quasimodo citando “non propriamente eccellente”, o un D’Annunzio, peggio ancora Pasolini, attorno a evocazioni per qualche aspetto inattese. Ma fino a una certa lettera, anzi propriamente a metà, alla seconda lettera L. Poi sprofonda direttamente nel tipo donna a letto che gli è per molti versi caro e ritiene lusinghiero – da “beato tra le donne”, una condizione che a questo punto del ciclo storico non si sa se invidiare o compiangere. Con amplessi di varia immaginazione. Con donne inevitabilmente “ragazze”, e tutte “splendide”.
Un altro capitolo delle sue “storie sollazzevoli”, il filone più nutrito accanto al ciclo “Montalbano”. Male non fanno. La cosa più interessante di questo successo ennesimo è che ancora ci sono le “signorine”. La raccolta è del genere che una volta si chiamava per signorine: letture d’amore, lusso, e trasgressione, s’intende signorile. Trentanove aneddoti, nessuno che s’imponga alla memoria, ma qualche lettrice evidentemente c’è ancora che si lusinga angiolata dall’uomo, per il potere delle (p)arti basse.
Andrea Camilleri, Donne, Rizzoli, pp. 210 ril. € 17,50

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